Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio hanno indetto il fermo nazionale di distributori di carburante sulla rete ordinaria e su quella autostradale per l'intera giornata di martedì 26 giugno per chiedere il rinvio dell'obbligo di fattura elettronica nelle vendite ai soggetti Iva dal 1° luglio 2018 al 1° gennaio 2019. In una nota, Figisc/Anisa (aderente a Confcommercio) spiega che "la categoria - già peraltro gravata di questioni ormai strutturali irrisolte e giacenti inutilmente da tempo presso il ministero dello Sviluppo Economico – si è trovata ad essere 'prescelta' per 'sperimentare' in anticipo su tutte le altre l'entrata in vigore di una serie di obblighi che appare davvero superfluo affermare quanto siano, nel caso specifico, tecnicamente di improbabile applicazione (gli impianti della rete distributiva italiana, di cui i gestori non sono mai proprietari, sono in larghissima parte inefficienti e comunque non dotati delle caratteristiche logistiche e tecnologiche necessarie)".
L'associazione denuncia anche che "grazie alla combinazione di una serie di fattori (novità introdotte, scadenze ravvicinate, ritardo dell'Amministrazione, inefficienza della rete distributiva), si assiste al proliferare di soggetti (dalle banche, ai privati) che ritengono di poter essere i veri beneficiari di tale normativa, proponendo al mercato 'soluzioni' con un livello di onerosità per il gestore del tutto ingiustificato". Inoltre, prosegue la nota "il credito di imposta introdotto a parziale compensazione degli 'oneri aggiuntivi' e quantificato nel 50% del costo delle commissioni imposte dal sistema bancario ai gestori sulle transazioni effettuate con carte di credito/debito (commissioni che in condizioni 'normali' pesano tra il 35% ed il 50% del margine lordo del gestore e tenuto conto del fatto che sul prezzo di un litro di carburante grava oltre il 60% di accise a favore dello Stato), è stato di fatto 'sterilizzato' per l'effetto combinato, da una parte, della previsione normativa che rende tassabile tale credito e, dall'altra, della decisione del sistema bancario stesso (a cominciare dal 'monopolista' Nexi) di raddoppiare il costo delle commissioni al momento della pubblicazione in Gazzetta della norma".
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