Il coronavirus sta dando un duro colpo al trasporto marittimo di container, che quest’anno potrebbe perdere complessivamente fino a 23 miliardi di dollari. Questa è la stima della società d’analisi Sea-Intelligence Consulting, che ha stilato due scenari. In quello migliore, le compagnie marittime potrebbero subire una riduzione di traffico di almeno il dieci percento rispetto allo scorso anno, con una perdita di profitti pari sei miliardi di dollari. Nello scenario peggiore, il traffico potrebbe crollare ai livelli del 2009, con perdite che potranno raggiungere i 23 miliardi, a causa anche della forte riduzione dei noli.
La ripresa della produzione cinese avvenuta a marzo ha aumentato il numero delle portacontainer in navigazione, ma le compagnie globali hanno mantenuto comunque la riduzione di alcuni servizi su tutte le rotte. Tra aprile e maggio, la riduzione di stiva sarà tra il 29% e il 34% rispetto allo stesso periodo del 2019, anche per cercare di aumentare i noli riducendo l’offerta.
Questa situazione porta un altra società di analisi, Alphaliner, a rilevare un’alta probabilità d’insolvenza per sette delle undici principali compagnie globale. Questa stima nasce dalla procedura di calcolo Altman-Z, elaborata negli anni Sessanta da Robert Altman e che calcola le probabilità di una società di fallire entro due anni. Per questa compagnie, l’indice è di 1,3, pari a una probabilità “molto alta”. La causa è il fermo di portacontainer, valutato in tre milioni di teu (pari al 13% della stiva totale), che sta riducendo il flusso di cassa delle società. Le sei compagnie che mostrano un capitale circolante negativo sono Cma Cgm, Hapag-Lloyd, Hmm, Pil, Yang Ming e Zim.