L’autotrasporto polacco è investito da una tempesta proveniente da tre fronti: l’aumento del prezzo dei carburanti, la riforma del trasporto internazionale portata dal Primo Pacchetto Mobilità e la guerra in Ucraina, che sta facendo tornare in Patria migliaia di autisti ucraini. Denuncia questa situazione l’associazione polacca Zmpd, che associa 3200 imprese di autotrasporto, in una lettera inviata al Primo ministro e firmata dal presidente Jan Buczek.
L’associazione ricorda che l’aumento dei costi è iniziato a gennaio 2022 con l’introduzione di alcune modifiche alla normativa fiscale, definita “poco chiara e incomprensibile”. È proseguito a febbraio con l’applicazione delle regole per la remunerazione degli autisti, che aumentano il carico fiscale e gli oneri previdenziali e che hanno causato un incremento dei costi del personale del trenta percento.
Buczek prosegue sostenendo che la progressiva attuazione del Primo Pacchetto Mobilità sta causando “difficoltà nello svolgimento dei trasporti nell’Unione Europea”. Si riferisce all’obbligo di riportare nel Paese di stabilimento i veicoli industriali dopo otto settimane di viaggio, alle modifiche del cabotaggio e alle nuove norme sul distacco transnazionale degli autisti, provvedimenti che sono entrati in vigore il 21 febbraio.
L’inizio della guerra in Ucraina ha causato un’impennata del prezzo dei carburanti anche in Polonia, che in sole due settimane è aumentato del trenta percento. Il 1° febbraio il Governo polacco ha ridotto l’Iva sui combustibili, ma questa misura non compensa gli incrementi del gasolio, che rappresenta il quaranta percento dei costi delle imprese di autotrasporto. “Non siamo in grado di trasferire questi costi in rapido aumento a coloro che ordinano il trasporto sul mercato europeo”, spiega Buczek, aggiungendo che questa situazione avvantaggia i vettori ungheresi e rumeni.
La guerra sta anche accentuando la carenza di autisti, perché migliaia di ucraini che lavorano per le imprese di autotrasporto polacche stanno tornando in Patria. L’associazione stima che 105mila conducenti ucraini siano al volante di camion con targa polacca e oggi “migliaia di camion sono fermi perché non ci sono autisti sufficienti per sostituire quelli partiti”.
Ma anche gli ucraini rimasti in Polonia hanno difficoltà, perché non possono tornare in Patria per rinnovare i loro documenti, che non si possono emettere in Polonia. Quest’ultimo problema riguarda anche gli autisti bielorussi impiegati nelle imprese di autotrasporto polacche, che sono circa 25mila. Se non hanno più un visto valido non possono lavorare nel resto dell’Unione Europea.
Buczek scrive al Primo ministro che “tutto ciò significa che la nostra economia è minacciata dalla paralisi e dall'incapacità di soddisfare i bisogni primari legati alla circolazione delle merci e alla garanzia degli scambi” e chiede provvedimenti immediati per contenere i costi, prima tra tutti quella sul costo dei carburanti. Particolare, l’associazione chiede una riduzione delle imposte e delle accise.
Per affrontare la carenza di autisti, la Zmpd chiede l’estensione della validità dei visti per gli autisti extracomunitari. Inoltre chiede un sostegno per le imprese di autotrasporto che a causa delle ostilità e della sanzioni causate dalla guerra non possono più viaggiare nella Federazione Russa, in Bielorussia e in Ucraina. Infine, l'associazione chiede “soluzioni legali” per ridurre l’aumento del costo del lavoro causato dalle norme nazionali e comunitarie.