Sui futuri investimenti ferroviari in Svizzera siamo quasi allo scontro tra i massimi livelli istituzionali. Da una parte c’è il Consiglio Federale, vale a dire l’organo esecutivo del governo della Confederazione, quindi la più alta autorità del Paese, dall’altra parte c’è la Commissione dei Trasporti del Consiglio Nazionale (la “Camera bassa” del Parlamento svizzero). La Commissione ha presentato una mozione critica sulle scelte governative e per tutta risposta il Governo non solo non l’ha accolta favorevolmente ma ha raccomandato al plenum parlamentare di respingerla.
Al centro della contesa c’è il progetto Ferrovia 2050 che delinea la strategia futura degli investimenti sulla rete svizzera in un orizzonte molto ampio. Il Consiglio Federale per le fasi successive alla programmazione 2030 privilegia un orientamento definito “brevi e medie distanze” che prevede un maggiore ampliamento dell’offerta nei centri urbani, nelle cinture metropolitane, nelle regioni periferiche e tra gli agglomerati e le aree insediative rurali e turistiche. In pratica quindi si tratta d’investimenti rivolti soprattutto a far crescere il traffico passeggeri regionale. Al contrario, secondo il Governo, nel traffico a lunga distanza l’obiettivo è quello di ridurre i tempi di percorrenza solo quando la ferrovia non risulta competitiva rispetto al trasporto su strada.
Del tutto opposto il parere della Commissione dei Trasporti, secondo la quale il progetto Ferrovia 2050 dovrebbe focalizzarsi maggiormente sul completamento e il potenziamento di tutte le tratte indispensabili per il trasporto a lunga distanza sull’asse nord-sud e tra est e ovest. Nel primo caso rientra quindi il prolungamento della direttrice AlpTransit a sud di Lugano, verso Chiasso che completa l’asse ferroviario del Gottardo a forte vocazione merci. Il piano sostenuto dalla Commissione è quello identificato come “Croce federale della mobilità” approvato a larga maggioranza all’interno dell’organo tematico del Consiglio Nazionale sulla base di una mozione presentata da Marco Romano.
Secondo la Commissione, il Governo deve avere “più coraggio affinché il trasporto ferroviario tenga conto anche degli assi a lunga percorrenza e in particolare di un collegamento est-ovest efficiente”. La Commissione sostiene come il progetto Ferrovia 2050 attualmente delineato a fronte di investimenti significativi rischia di far crescere la quota modale della ferrovia di appena il 3%. Il piano indicato come Croce federale punta soprattutto su realizzare nuove linee che non vanno quindi a compromettere e ridurre la capacità di quelle attuali in seguito all’apertura di cantieri che si protraggono per lunghi tempi con ricadute negative sul traffico ferroviario. I nuovi assi invece rappresenterebbero veramente un salto di qualità per la ferrovia, sia nei servizi interni sia nelle relazioni transfrontaliere. Se prevale la versione governativa, anche il progetto AlpTransit sud si allontana sempre più.
Piermario Curti Sacchi