Appare come una vertenza di lavoro minore nell’ambito dell’autotrasporto belga, ma secondo il sindacato Csc Transcom può aprire una valanga di cause analoghe. Il caso parte dal ricorso presentato al Tribunale di Hasselt di Stephan Popescu, un autista assunto nel 2010 dalla filiale rumena della società Essers ma poi impiegato per quasi cinque anni in Belgio.
Secondo quanto spiega il sindacato, l’autista rumeno ha percepito una retribuzione rumena tra 1.500 e 2.000 euro al mese - inferiore a quella richiesta per il personale distaccato in Belgio - con ritmi di lavoro che hanno raggiunto sette giorni su sette, anche perché avrebbe svolto un secondo lavoro come “assistente tecnico e amministrativo” di giorno, in pratica gestire i colleghi a Genk, mentre guidava di notte.
Dopo un certo periodo, l’autista ha chiesto alla direzione di regolarizzare la sua posizione con un contratto belga, ottenendo un rifiuto. Non solo: nel 2015 la società lo ha rimandato in Romania, dove il conducente ha avviato una prima causa, che ha vinto nel 2019. Il Tribunale rumeno ha infatti riconosciuto che il lavoratore aveva trascorso la maggior parte del lavoro in Belgio.
Quindi il lavoratore ha avviato la causa di risarcimento in Belgio. Il 22 giugno 2023 il giudice del Lavoro belga ha riconosciuto le sue ragioni e ha imposto all’impresa di trasporto di risarcire l’autista. Csc Transcom ha commentato che questa è “una vittoria significativa, un nuovo passo decisivo contro il dumping sociale”, che “apre una strada alle migliaia di stranieri che operano sulle strade belghe, ma che hanno un contratto nel loro Paese d'origine e quindi un salario inferiore. Questa decisione potrebbe consentire loro di rivolgersi in futuro a un tribunale belga per rivendicare i loro legittimi stipendi".