In una nota diffusa il 16 novembre 2015, la NGO Shipbreaking Platform scrive che "mentre un numero crescenti di armatori non vogliono essere associati con pratiche di demolizione pericolose e inquinanti, Grimaldi Group, Ignazio Messina e Vittorio Bogazzi & Figli continuano a vendere le loro navi a cantieri di demolizione che sono noti in tutto il mondo per non rispettare i diritti umani basilari e le norme di protezione ambientale".
L'associazione afferma di avere raccolto informazioni secondo cui le tre compagnie italiane avrebbero ceduto dal 2009 a oggi cinquantaquattro navi a cantieri dell'Asia meridionale per demolizioni che non corrispondono agli standard comunitari. In particolare, il Gruppo Grimaldi ne avrebbe cedute dieci, Ignazio Messina quattordici e Vittorio Bogazzi & Figli trenta.
Nelle tre lettere inviate alle compagnie, NGO Shipbreaking Platform ricorda loro gli obblighi previsti dalle leggi comunitarie e gli standard imposti dal nuovo Regolamento europeo sul riciclaggio delle navi. "Nessuno dei citati cantieri asiatici soddisfa le richieste del nuovo Regolamento", precisa la nota di NGO Shipbreaking Platform. "Avendo sede in Europa, Grimaldi Group, Ignazio Messina e Vittorio Bogazzi & Figli devono adottare una politica di riciclaggio delle navi conforme alle norme comunitarie".
L'associazione conclude precisando che "Grimaldi Group ha risposto alla lettera riconoscendo l'importanza di un adeguato riciclaggio delle navi. Ringraziando Platform per avere portato la questione alla sua attenzione, Grimaldi Group afferma inoltre che è aperta al dialogo con Platform con lo scopo di trovare soluzioni sostenibili per terminare la vita della sua flotta".
Tra le pratiche ritenute scorrette o illegali, NGO Shipbreaking Platform cita la demolizione svolta in aree vietate a tale attività, come avviene in India, Bangladesh e Pakistan. In pratica, la nave viene spiaggiata e demolita senza alcuna precauzione riguardo alla sicurezza dei lavoratori o all'inquinamento della costa. Inoltre, in Bangladesh vengono impiegati bambini, violando la stessa Legge del Paese. A tale proposito, l'International Labour Organisation considera la demolizione navale uno dei lavori più pericolosi del mondo. Infine, nessuno dei Paesi dell'Asia meridionale soddisfa i requisiti del nuovo Regolamento comunitario sul riciclaggio delle navi.
Lettera di NGO Shipbreaking Platform al Gruppo Grimaldi
Lettera di NGO Shipbreaking Platform a Ignazio Messina
Lettera di NGO Shipbreaking Platform a Vittorio Bogazzi & Figli
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