La banda di contrabbandieri aveva una dimensione internazionale e giocava sul finto transito in territorio italiano. L'organizzazione acquistava il gasolio in raffinerie tedesche, austriache e polacche, trasportandolo in Italia usando imprese di autotrasporto con sede in Romania e Bulgaria e con falsa documentazione che dichiarava un carico di olio lubrificante (che non paga accise) destinato ad altri Paesi esteri, come Grecia, Malta o Cipro. Con questo meccanismo, i contrabbandieri speravano di eludere i controlli su strada.
In realtà, il gasolio arrivava nel catanese, dove era scaricato in diverse aree attrezzate come vere stazioni di servizio completamente abusive, che provvedevano alla vendita all'acquirente finale. Ovviamente, questi impianti non offrivano alcuna garanzia dal punto di vista della sicurezza. Che tale aspetto non interessasse minimamente i contrabbandieri emerge anche dalle modalità di trasporto: invece che in autocisterne conformi all'Adr, infatti, il gasolio viaggiava in contenitori in plastica da mille litri, caricati su normali autoarticolati centinati. Il gasolio era venduto a privati e a imprese di autotrasporto con uno "sconto" di 30-40 centesimi al litro rispetto al prezzo alla pompa.
L'organizzazione era gestita da tre diverse bande, collegate tra loro, che si dividevano la gestione della filiera. Una era capeggiata da un pregiudicato appartenente alla cosca mafiosa dei Laudani, che si occupavano dello stoccaggio e della vendita al dettaglio del gasolio tramite un autolavaggio a Sant'Antonio e un parcheggio ad Acireale. Una seconda banda era formata da un autotrasportatore e da due fratelli titolari di un'impresa di autotrasporto, già coinvolti in un'altra indagine sul contrabbando, che rappresentavano nel catanese e in Campania una rilevante fonte illecita d'approvvigionamento di prodotti petroliferi. Questa organizzazione operava anche tramite società estere in diversi Paesi europei. Una terza banda, promossa da un altro autotrasportatore, provvedeva all'approvvigionamento di gasolio agricolo da depositi del siracusano e del catanese.
La Guardia di Finanza sottolinea che queste tre bande "hanno continuato a delinquere nonostante nel corso delle indagini i finanzieri di Catania avessero intercettato numerosi trasporti di contrabbando arrestando in flagranza di reato 11 persone e sequestrando complessivamente circa 270mila litri di prodotto". Secondo gli inquirenti, il contrabbando ha interessato quasi un milione di litri di gasolio l'anno, con profitti di in nero di svariate centinaia di migliaia di euro e con imposte evase superiori al milione di euro. La Magistratura ha disposto anche il sequestro preventivo di circa 4, 5 milioni di euro.
© TrasportoEuropa - Riproduzione riservata
Segnalazioni, informazioni, comunicati, nonché rettifiche o precisazioni sugli articoli pubblicati vanno inviate a: redazione@trasportoeuropa.it
Puoi commentare questo articolo nella pagina Facebook di TrasportoEuropa
Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità sul trasporto e la logistica e non perderti neanche una notizia di TrasportoEuropa? Iscriviti alla nostra Newsletter con l'elenco ed i link di tutti gli articoli pubblicati nei giorni precedenti l'invio. Gratuita e NO SPAM!