L'indagine, chiamata Ruote Pulite, nasce da alcune verifiche fiscali che hanno rivelato una frode fiscale attuata da due coniugi operanti negli autotrasporti per evadere imposte dirette e Iva. Per attuare la frode, gli imprenditori avevano ottenuto la collaborazione di un funzionario di Equitalia (assorbita poi nell'Agenzia delle Entrate) e di un prestanome. I quattro avevano creato alcune società di comodo usate come "cartiere", ossia per produrre fatture per operazioni inesistenti verso altre società per fornire loro illeciti crediti fiscali.
Le società cartiere erano intestate al prestanome e dopo un certo periodo di tempo erano trasferite in Paesi extra-europei, così da sottrarle agli accertamenti fiscali e alle procedure fallimentari. Inoltre, l'organizzazione ha distrutto o nascosto gran parte della contabilità delle società coinvolte, per rendere più difficile la ricostruzione delle operazioni svolte. Secondo le ricostruzioni dei Finanzieri, questo sistema avrebbe prodotto risparmi d'imposta pari a circa 7,7 milioni di euro.
Il 12 gennaio, la Finanza ha concluso l'inchiesta eseguendo quattro ordinanze di custodia cautelare: ai due imprenditori e al funzionario delle Entrate sono stati imposti gli arresti domiciliari, mentre il prestanome ha ricevuto l'obbligo di dimora. Inoltre, il Tribunale di Sassari ha disposto il sequestro di beni degli indagati e delle società coinvolte per assicurare il recupero delle somme evase al Fisco.
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