La calamita sul cronotachigrafo porta al carcere oppure si può uscirne con una sanzione amministrativa e la riduzione dei punti sulla CQC per avere violato la norma sui tempi di guida? Oggi dipende ancora dai singoli giudici, nonostante almeno tre decisioni della Corte di Cassazione che ritengono legittimo applicare il reato di alterazione di un apparato per la sicurezza del lavoro. In queste ultime settimane sono uscite due sentenze diverse sull'argomento. La prima riguarda la complessa vicenda della società di autotrasporto Vercesi, il cui responsabile ha in corso due diversi procedimenti giudiziari, entrambi conclusi in primo grado con una condanna. La prima sentenza, emessa a dicembre 2016, riguarda la violenza privata verso cinque autisti per averli costretti a violare i tempi di guida.
Il secondo verdetto, emesso nel dicembre 2017, parte dalla stessa indagine e riguarda proprio la violazione dell'articolo 437 del Codice Penale sulla sicurezza sul lavoro per avere posto calamite sui cronotachigrafi dei veicoli aziendali. Questo processo è stato scorporato perché su tale questione il Gip del procedimento iniziale aveva escluso tale reato, rimandando a giudizio l'imprenditore solo per la violenza privata. Quindi, la Procura ha presentato un ricorso alla Corte di Cassazione che lo ha accolto e che ha imposto al Gip di riaprire fascicolo. Al termine del processo, avvenuto con rito abbreviato, il responsabile della Vercesi ha subito una condanna a un anno e otto mesi per violazione dell'articolo 437. Il caso non è comunque ancora chiuso, perché la difesa ha presentato appello a entrambe le sentenze.
Se la vicenda Vercesi, almeno per ora, conferma la rilevanza penale della manomissione del cronotachigrafo, un secondo verdetto emesso a Reggio Emilia, dove il giudice monocratico ha assolto un autista scoperto nel 2014 sull'autostrada A1 con una calamita sul cronotachigrafo. Anche in questo caso, come accade ormai spesso, la Polstrada ha denunciato il conducente per rimozione dolosa di cautela contro gli infortuni. In questo caso, però, la sentenza ha assolto l'imputato considerando che la sua guida non ha causato infortuni.
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