L'operazione della Guardia di Finanza di Catania coinvolge il Gruppo Reitano e i suoi titolari, accusati di avere causato la bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale di sette società e di alcuni reati tributari, come emissione e uso di fatture per operazioni inesistenti e omesso versamento di ritenute e imposte. Secondo gli inquirenti, dal 2010 gli indagati hanno organizzato una serie di fallimenti pilotati di società controllate dal Gruppo siciliano: era costituita un'impresa affidata a prestanome che accumulava debiti e che poi era dichiarata fallita, per riaprirne una nuova con lo stesso oggetto sociale e gli stessi dipendenti, che a sua sua volta accumulava debiti ed era fatta fallire. Oltre a non pagare i creditori con questo sistema, gli indagati avrebbero prodotto fatture per operazioni inesistenti per un totale di 70 milioni, ottenendo così illeciti benefici fiscali. La Finanza ha anche filmato la distruzione di documenti amministrativi, avvenuta bruciandoli in un fusto metallico. Queste società di autotrasporto hanno servito anche alcune importanti aziende farmaceutiche. Nell'atto di accusa della Procura di Catania emerge anche che i Finanzieri hanno registrato l'esistenza di rapporti commerciali di fornitura di autotrasporto svolto da soggetti che sono ritenuti appartenenti al clan stiddaro dei Dominante- Carbonaro.
Al termine dell'operazione Tir Camaleonte, la Finanza ha eseguito otto ordinanze di custodia cautelare che coinvolgono tre persone ritenute gli amministratori di fatto delle società, due loro collaboratori, un commercialista considerato il regista delle attività finanziarie e due prestanome, tra cui uno di nazionalità cubana che da solo è apparso come rappresentante legale di cinque e società. La procura ha anche chiesto e ottenuto il sequestro preventivo di beni per dieci milioni di euro e delle due imprese di autotrasporto ancora operative, la JBC Srl con sede legale a Misterbianco (Catania) e la RTN con sede legale a Milano.
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