Nell'Unione Europea, l'autotrasporto impiega tre milioni di persone e 6,6 milioni di veicoli industriali pesanti. Automotive Aftermarket Intelligence ha voluto analizzare questo settore, partendo dalla considerazione che strada e mare sono le principali modalità con cui si trasportano le merci (in Italia, con quote, rispettivamente, del 62% e 31%, mentre su rotaia viaggia il 6% e in aereo l'1%). Il peso dell'autotrasporto varia nei diversi Paesi europei, pur rimanendo sempre maggioritario: sale all'81% in Polonia e scende al 63% in Romania, si attesta al 79% in Francia, al 73% in Spagna, all'80% in Germania, al 72% in Gran Bretagna e al 74% in Slovacchia.
Per quanto riguarda la ripartizione dell'autotrasporto, mediamente nell'Unione Europea il 65% avviene all'interno dei confini nazionali, il 9% è cross-trade (estero su estero), il 24% è internazionale bilaterale e il 2% è in cabotaggio. Mentre gli autotrasportatori di Gran Bretagna e Francia lavorano in prevalenza all'interno dei propri confini, più ci si sposta verso Est, maggiore è la percentuale di trasporti effettuata all'estero. Anche in Italia gli autotrasportatori operano in prevalenza a livello nazionale: l'86% dei camion lavora entro i confini.
La ricerca sottolinea che il venti percento dei viaggi dei veicoli industriali avviene a vuoto. Riducendo questa percentuale – che secondo la ricerca può avvenire tramite lo sviluppo del cross-trade e del cabotaggio stradale - aumenterebbe la produttività dell'autotrasporto e si ridurrebbero le emissioni di CO2, ma bisogna sciogliere il nodo della forte differenza nelle condizioni socio-economiche in ambito UE, che favoriscono le imprese orientali a scapito di quelle occidentali.
Tornando in Italia, siamo l'unico Paese europeo che mostra valori negativi sulla variazione cumulata del Pil (-4%), sulla variazione della produzione industriale (-19%) e sulla variazione delle merci trasportate su veicoli nazionali (-33%), mentre la Germania ha le migliori prestazioni nell'ambito G5 con, rispettivamente +16%, +6% e +9%. In termini di crescita percentuale, le migliori prestazioni si rilevano in Polonia (+40%, +46% e +122%) e in Slovacchia (+36%, +47% e +30%).
Massimiliano Barberis
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