La situazione attuale appare come una (relativa) calma prima della tempesta. La riduzione di stiva è per ora compensata dalla riduzione della domanda di trasporto, perché il coronavirus ha ridotto il flusso delle merci in uscita dalla Cina. Ma l'emergenza non potrà durare a lungo e le fabbriche cinesi riapriranno progressivamente. Allora potrà scatenarsi la tempesta sulla supply chain, perché la domanda di trasporto aereo supererà di molto l'offerta di stiva e qualche analista stima che quando i flussi torneranno alla normalità i noli aerei potrebbe balzare fino al 300-400%. Ma nella migliore delle ipotesi, la produzione cinese non tornerà a pieno ritmo prima di aprile.
Un altro fronte su cui le compagnie si stanno impegnando è la protezione degli equipaggi che volano in Cina dall’epidemia. Le principali compagnie cargo – come Atlas Air, Lufthansa, Ups – hanno reso volontario il servizio sulle rotte che toccano la Cina. Al personale viaggiante che decide di volare in Cina, le compagnie stanno fornendo un kit per la prevenzione, che comprende maschere filtranti e disinfettanti, oltre a provvedere alla disinfezione nelle aree di sosta degli aerei. Un’altra misura di prevenzione in Cina è il controllo della temperatura corporea degli addetti a terra e dei fornitori esterni che operano nelle cargocity. Inoltre, si cerca di evitare il pernottamento degli equipaggi nelle città città cinesi.