La vertenza alla Newgel è iniziata i primi giorni di luglio, quando il sindacato di base SiCobas ha chiesto l'assunzione a tempo determinato di alcuni autisti che operano a tempo indeterminato e l'interruzione dell'impiego di alcuni dipendenti da mansioni improprie. Secondo la sigla sindacale, il 4 luglio un titolare della società avrebbe aggredito un sindacalista, azione che ha innescato uno sciopero, replicato il 28 agosto. Il SiCobas contesta anche l'accordo aziendale firmato dalla Fit Cisl (in corso di rinnovo) che "allunga l'orario di lavoro e forfetizza il pagamento dello straordinario". La situazione davanti ai cancelli della Newgel si è inasprita nella notte del 30 agosto, quando un'autovettura (probabilmente di un magazziniere) ha investito uno dei manifestanti, che è stato portato al Pronto Soccorso per accertamenti".
Proprio in seguito ai presidi davanti al cancelli dell'azienda genovese, la Digos ha denunciato diciannove persone, sette dipendenti e dodici sindacalisti, per manifestazione non autorizzata, blocco stradale e violenza privata, sulla base di una denuncia presentata dall'azienda. Queste accuse sono sostenute anche dal Decreto Sicurezza Bis, contro il quale si scaglia una nota del SiCobas successiva alle denunce, annunciando che la vertenza prosegue con un presidio il 16 settembre sotto la sede della Cisl. "In questi mesi si è provato a piegare questi lavoratori con continue aggressioni verbali e fisiche", scrive il SiCobas. "Ora si prova con l'applicazione per la prima volta, almeno a Genova, del Decreto sicurezza e del suo portato repressivo, svelando nei fatti la natura profondamente antioperaia di questi dispositivi, funzionali esclusivamente a difendere sfruttamento e profitto, ma svelando anche la fretta di voler schiacciare ora e subito la lotta sorta in New Gel".
Sulla vertenza interviene anche l'associazione degli autotrasportatori Trasportounito, cui aderisce la Newsgel, che il 13 settembre denuncia "il rischio di azioni di protesta violente e di intimidazione a danno delle aziende da parte di rappresentanti sindacali di base e di Comitati non meglio identificati". L'associazione aggiunge che la società genovese è stata "oggetto di misure intimidatorie e di proteste violente, non certo riconducibili ai normali principi che regolano i rapporti sindacali".
Trasportounito amplia il discorso oltre la singola vertenza, spiegando che "la crescita esponenziale di tali fenomeni, a danno di imprese di autotrasporto che già devono far fronte alle inefficienze del sistema Italia, alle assenze di tutele e garanzie, a normative inadeguate in un mercato dei servizi caratterizzato da una corsa al ribasso economico e sociale, possono sfociare in ogni momento in scontri e in un clima generalizzato di scontro". Il comunicato termina affermando che questo è "un quadro complesso e fragile che obbliga le imprese di autotrasporto a farsi carico del compito di subire/gestire l'elemento sicurezza (infrastrutture, rapine, incidentalità ecc.) e i costi inerenti i conflitti sindacali; conflitti che tendono a moltiplicarsi in un totale quadro di destrutturazione del mercato".
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