L'inchiesta è iniziata a Voghera, in provincia di Pavia, dove la locale Compagnia della Guardia di Finanza ha compiuto un'ispezione in una cooperativa di autotrasporto, scoprendo delle irregolarità nella richiesta dei rimborsi per i corsi di formazione professionali degli autisti. Poi l'indagine è proseguita sull'intero territorio nazionale, assumendo il nome di operazione Gordio, e l'11 luglio 2019 la Finanza ha comunicato che nella frode sarebbero coinvolte ben 125 società, con 141 persone denunciate per truffa aggravata ai danni dello Stato.
Secondo gli inquirenti, la frode sarebbe partita nel 2014 da un consorzio con sede nella provincia di Roma, che ha svolto il ruolo d'intermediario nel richiede i contributi per la formazione professionale degli autisti tra il ministero dei Trasporti e le cooperative di trasporto. La Finanza avrebbe scoperto che gli importi chiesti al ministero erano superiori ai costi effettivamente sostenuti. Ciò sarebbe avvenuto ricevendo dalle cooperative fatture gonfiate, che poi erano usate come documentazione per il contributo, mentre dopo avere ottenuto i soldi il consorzio riceveva dalle coop una nota di credito sulla differenza tra il costo reale e quello dichiarato, che ovviamente era tenuta nascosta al ministero. Il danno per il ministero ammonterebbe a sei milioni di euro e per recuperare tale somma i Tribunali di Pavia, Milano, Alessandria, Genova, Cuneo e Treviso hanno disposto il sequestro di oltre 2,5 milioni di euro. Inoltre, novantanove persone sono state denunciate alla Corte dei Conti.
La notizia della prima indagine sulla cooperativa di Voghera, da cui è partita quella estesa in Italia, è stata pubblicata sul quotidiano locale La Provincia Pavese il 17 luglio 2017. In quella occasione la Guardia di Finanza ha posto sotto indagine quattro persone, tra cui il responsabile legale della coop, il responsabile di una società di formazione, un consulente e un funzionario di un consorzio legato a una confederazione del trasporto. Il responsabile della coop era accusato di avere inserito nel rendiconto anche attività di consulenza, di avere indicato tra le persone che hanno frequentato i corsi anche non associati alla coop e di avere segnato un numero di ore di formazione a distanza superiore a quelle effettivamente erogate. Il funzionario del consorzio sono stati accusati di non avere dichiarato che le somme loro pagate erano più basse rispetto a quelle indicate nei rendiconti presentati al ministero dei Trasporti.
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