Il contrabbando avveniva grazie ad imprese di autotrasporto complici, che caricavano il gasolio in raffineria della Slovenia, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria dichiarando di trasportare olio lubrificante, che non è soggetto al pagamento delle accise. Quando arrivavano in Italia, gli articolati si dirigevano verso alcuni distributori clandestini situati nel centro-sud, soprattutto in Lazio e Campania. Qua, il carburante era venduto alla metà del prezzo della pompa tramite conoscenze e passaparola.
Un'aggravante al contrabbando riguarda il trasporto del gasolio, che non avveniva con veicoli adibiti alle merci pericolose e che quindi comportava un elevato rischio alla circolazione stradale. I veicoli viaggiavano in modo anonimo, scortati da vetture che avvisavano gli autisti se lungo il percorso c'erano posti di controllo della Polizia. Secondo gli inquirenti, i contrabbandieri allungavano il gasolio con olio vegetale, danneggiando così i loro stessi acquirenti perché il carburante così tagliato può danneggiare il motore.
I Finanziari hanno avviato l'indagine a maggio 2015, dopo il controllo di un autoarticolato avvenuto al confine con la Slovenia. Nel semirimorchio centinato, i militi di Gorizia hanno trovato 26 cisterne di gasolio, mentre sui documenti di viaggio appariva un carico di olio lubrificante. Dopo quella scoperta, i Finanzieri hanno aumentato i controlli al confine, scoprendo una decina di viaggi simili.
L'operazione ha coinvolto 28 società estere e 23 italiane. L'inchiesta si è conclusa alla fine di dicembre 2015 con la denuncia di 64 persone e tredici arresti. Inoltre, i Finanzieri hanno sequestrato ventuno autoarticolati, 764mila litri di gasolio per il valore di oltre un milione di euro e beni per tre milioni e 615mila euro, tra cui tredici immobili e sette distributori clandestini situati a Poggiomarino (Napoli), Cerignola (Foggia), Altamura (Bari), Tivoli (Roma) e Montichiari (Brescia).
I magistrati hanno contestato agli indagati i reati di associazione per delinquere transnazionale, sottrazione all'accertamento e al pagamento dell'accisa sugli oli minerali, frode in commercio, falsificazione dei documenti di trasporto attraverso l'indicazione nelle lettere di vettura internazionali di società destinatarie fittizie con sede in Spagna, Grecia, Malta, Cipro. La Finanza stima che l'organizzazione abbia importato nove milioni di litri di gasolio, con un'evasione delle accise di oltre cinque milioni e mezzo di euro.
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