La ricerca dell'Ufficio Studi della Cgia di Mestre rileva che dal 2009 al 2016 hanno chiuso 21mila imprese di autotrasporto italiane, lasciando senza lavoro almeno settantamila persone e ponendo il settore del trasporto merci su strada subito dietro all'edilizia per quanto riguarda i contraccolpi della crisi economica. L'associazione ritiene che le cause di questo crollo siano quattro: la forte riduzione della domanda di trasporto, l'aumento dei costi d'esercizio, la concorrenza sleale dei vettori stranieri e i lunghi tempi di pagamento.
Gli alti costi d'esercizio dei veicoli industriali derivano da un'alta imposizione fiscale e carenze infrastrutturali, cui si sommano le spese per i pedaggi autostradali, in costante aumento, e quelle per il gasolio e per l'assicurazione. In tale contesto è piombata la guerra dei prezzi scatenata dalle imprese dell'Est, che hanno costi d'esercizio molto più bassi delle italiane e che hanno spinto fuori mercato i vettori artigianali.
La ricerca mostra che gli autotrasportatori dell'Est offrono tariffe di 80-90 centesimi al chilometro, contro 1,10-1,20 euro degli italiani, che già viaggiano così sottocosto. La Regione che ha subito la maggiore riduzione delle imprese di autotrasporto è il Friuli Venezia Giulia, dove ha chiuso il 17% delle aziende, seguita dal Piemonte (-25,8%), dalla Toscana (-24,8%) e dalla Liguria (-24,7%).
Sui tempi di pagamento, la Cgia di Mestre stima che gli autotrasportatori italiani siano pagati tra 120 e 150 giorni, a fronte delle disposizioni europee che impongono i 60 giorni, 90 in caso di accordo tra entrambe le parti. "Una situazione che ha messo in seria difficoltà la stragrande maggioranza dei padroncini, da sempre sotto-capitalizzati e a corto di liquidità".
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