Il 18 gennaio 2017, l'Anita ha presentato in Italia un'approfondita ricerca del Comite National Routier che confronta salari, ore di guida e chilometraggi percorsi dagli autisti dell'autotrasporto internazionale di quindi Paesi comunitari da cui emergono enormi differenze. Per esempio, il costo chilometrico di un conducente di veicolo immatricolato in Italia è di 0,43 euro, mentre quello di un autista di camion bulgaro è di 0,11 euro al chilometro. Una situazione diventata insostenibile, che ha causato il trasferimento di migliaia di veicoli dall'Ovest all'Est e la chiusura di chi non ha voluto o potuto farlo.
"Il deficit di armonizzazione tra le legislazioni sociali dei vari Stati membri ha causato il proliferare di normative interne antidumping", ha spiegato il presidente di Anita, Thomas Baumgartner. "Francia, Germania, Austria e Belgio hanno introdotto leggi a protezione del mercato del lavoro nazionale". Anche l'Italia si sta muovendo in tale direzione: "L'auspicio è che la nuova disciplina nazionale ponga un freno alle pratiche sleali ed elusive della normativa comunitaria e al contempo limiti il troppo diffuso ricorso al cabotaggio riequilibrando così le quote di mercato tra gli operatori europei".
Questi provvedimenti riguardano il cabotaggio stradale, ma non i trasporti internazionali, per cui si attendono chiarimenti da parte della Commissione Europea. A tale proposito, Baumgartner dichiara che "è necessario trovare soluzioni in grado di potenziare le quote di mercato in questo settore in cui le imprese italiane hanno perso e continuano a perdere margini d'azione". Tra le proposte dell'associazione c'è la de-contribuzione degli autisti: "la proposta di Anita, pur con le criticità sollevate dal punto di vista del diritto comunitario, può e deve rappresentare uno spunto per la ricerca di soluzioni efficaci e idonee a restituire la competitività persa negli ultimi anni e permettere alle imprese di tornare ad assumere in Italia".
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