L'indagine condotta dalla Guardia di Finanza è iniziata con una perquisizione domiciliare nei confronti di Aldo Ercolano, che è stato arrestato il 14 giugno 2016 nell'ambito dell'operazione Brotherhood sui rapporti illeciti tra esponenti della massoneria, imprenditoria catanese ed appartenenti alla criminalità organizzata. In questa perquisizione, i Finanzieri hanno trovato alcuni pizzini che riportano importi e nomi di persone fisiche e di aziende che si riferivano ad alcuni "recuperi di crediti" commissionati allo stesso Aldo Ercolano, che formalmente non ha i titoli per farlo, almeno secondo la procedura legale.
Così, la Procura ha approfondito l'indagine, attuando anche intercettazioni telefoniche e ambientali e l'analisi di documentazione bancaria, scoprendo che la documentazione trovata a casa di Ercolano, tra cui le fotocopie di alcuni documenti, riguardava crediti che alcuni importanti appartenenti al clan di Cosa Nostra Santapaola-Ercolano dovevano riscuotere per conto di un'azienda di autotrasporto che si era rivolata alla cosca per recuperare tali somme da un committente. Un comunicato della Procura di Catania riferisce che quest'azienda creditrice è la Sicilsole Srl che ha sede a Mazzarone, in provincia di Catania.
Gli elementi rilevati durante l'inchiesta sono stati confermati anche da un collaboratore di giustizia, che ha fatto il nome di uno dei soci della Sicilsole, ora agli arresti domiciliari, che avrebbe ottenuto dal committente, grazie proprio all'opera del clan, duemila euro come prima rata del credito. Secondo gli inquirenti, questi soldi sono stati versati dopo che tre appartenenti al clan mafioso hanno attuato minacce al debitore, presentandosi come appartenenti alla costa e sostenendo che egli avrebbe subito danni e la perdita di alcuni macchinari.
L'inchiesta si è chiusa all'inizio di luglio 2018 con tre arresti in carcere nei confronti di tre persone ritenute appartenenti alla cosca Santapaola-Ercolano e un arresto ai domiciliari nei confronti del socio della Sicilsole. Uno dei tre arrestati in carcere è lo stesso Aldo Ercolano, già detenuto all'Aquila e anche gli altri due esponenti del clan si trovavano già in carcere da novembre 2017.
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