L'autotrasportatore molisano è agli arresti domiciliari con l'accusa di avere partecipato ad attività di riciclaggio, nell'ambito di una più ampia operazione denominata Jolly che ha coinvolto venticinque persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, autoriciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Tali attività avrebbero causato un giro d'affari di diciotto milioni di euro in varie località italiane e a Londra.
Secondo i Carabinieri, il riciclaggio sarebbe stato attuato da due diversi gruppi criminali. Il primo faceva capo a due imprenditori romani, uno nel settore del commercio di auto e l'altro in quelli del lavoro interinale e immobiliare, il secondo coordinato da un pregiudicato per reati in materia di sostante stupefacenti.
L'organizzazione immetteva nel circuito legale denaro proveniente da attività illegali svolte nel milanese da cittadini cinesi. Ciò avveniva tramite un giro di false fatture per operazioni insistenti e poi il denaro tornava ai cittadini cinesi tramite un giro attraverso una società inglese. Un altro flusso di denaro da riciclare proveniva dalla vendita di stupefacenti a Roma e anche in questo caso la banda usava false fatture.
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