La vicenda dell'Ilva non trova pace e di conseguenza anche gli autotrasportatori che lavorano per l'industria siderurgica sono costantemente sul piede di guerra e il conflitto si è riaperto all'inizio di luglio 2017, dopo due anni di tregua. La scintilla della nuova vertenza è la decisione del giudice delegato all'amministrazione straordinaria di esonerare dalla pre-deduzione le imprese creditrici dell'autotrasporto. In concreto, ciò significa che gli autotrasportatori non avranno una priorità nei pagamenti rispetto alla massa dei creditori, per una somma complessiva stimata in 25 milioni di euro.
In passato, i commissari straordinari avevano approvato la presenza degli autotrasportatori tra i creditori che hanno diritto alla pre-deduzione, ma il giudice milanese ha stabilito nei giorni scorsi – nelle sentenze relative alla definizione dell'accertamento dei crediti dell'Ilva – che questo diritto è riconosciuto per chi ha svolto il lavori dell'Autorizzazione integrale ambientale, ambiente e sicurezza e per chi svolge le attività strettamente funzionali al ciclo produttivo. In questo modo, gli autotrasportatori sono lasciati nella massa dei creditori chirografari.
La decisione ha scatenato la reazione di Casartigiani Taranto e degli autotrasportatori aderenti alla Confindustria di Taranto, che minacciano una nuova ondata di presidi ai cancelli dell'Ilva, che potrebbero rallentare o fermare l'afflusso di materie prime e l'uscita del prodotto finito. Secondo il presidente di Casartigiani Taranto, Giacinto Fallone, la decisione del Tribunale porterà al fallimento numerose imprese taratine di autotrasporto, molte delle quali vantano crediti all'Ilva fin dal 2014. Prima d'iniziare le azioni di protesta, gli autotrasportatori attendono una risposta da parte dei commissari dell'Ilva. Inoltre, gli autotrasportatori possono presentare un ricorso contro le decisioni del giudice.
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