L'autotrasporto tarantino torna sul piede di guerra contro l'Ilva, minacciando azioni di protesta se non saranno risolti due problemi ritenuti cruciali ed posti in evidenza da Casartigiani nella riunione indetta lo scorso martedì. Il primo riguarda il mancato pagamento delle fatture: risultano ancora insolute quelle relative ai trasporti di dicembre 2017 e gennaio 2018. I vettori chiedono l'immediato pagamento degli arretrati e la garanzia che le nuove fatture saranno pagate entro trenta giorni dall'emissione. Gli autotrasportatori non riescono a sostenere l'attuale situazione, dove devono pagare immediatamente i costi relativi al carburante, alle autostrade, ai dipendenti e alla manutenzione dei veicoli, mentre sono pagati in ritardo, col rischio di nuovi insoluti.
Il secondo punto critico riguarda i volumi di trasporto affidati alle imprese tarantine, ritenuti scarsi. Una parte consistente della produzione viene imbarcata sulle navi, che poi la portano ai porti del nord Italia, affidandola agli autotrasportatori settentrionali per la consegna finale. In più l'industria affiderebbe ai vettori locali prodotti sottopeso, cui non è riconosciuta una tariffa minima. Se non riceveranno una pronta risposta a queste richieste, gli autotrasportatori bloccheranno gli accessi allo stabilimento Ilva di Taranto, interrompendo così i flussi in entrata e in uscita.
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