Alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo del certificato verde Covid-19, ossia il Green Pass, crescono le preoccupazioni per le conseguenze di questo provvedimento sull’intera filiera logistica, che portano perfino ad allarmi sul rifornimento dei supermercati. I due nodi critici appaiono ora i porti e l’autotrasporto. Per gli scali marittimi, il primo segnale di allarme è arrivato da Trieste, dove nei giorni scorsi il Coordinamento Lavoratori Portuali afferma che il quaranta percento dei portuali non è vaccinato e conferma il blocco del porto dal 15 ottobre, giorno d’inizio dell’obbligo. Confetra Friuli Venezia Giulia comunica che le società portuali che rappresenta forniranno tamponi gratuiti al personale non vaccinato fino al 31 dicembre 2021, a condizione che dal 16 ottobre il porto continui a funzionare regolarmente. La confederazione avverte che l’attuale incertezza sta già deviando le merci su altri porti europei: “Se le operazioni verranno fermate, le merci troveranno altre strade più sicure e non ritorneranno facilmente indietro”.
La domanda che si pongono gli operatori e se altri porti si trovano in questa situazione. Secondo il portavoce dei portuali triestini, Stefano Puzzer, potrebbe fermarsi anche Genova. Si stima che nello scalo ligure il venti percento dei lavoratori non sia vaccinato e Psa, che gestisce i terminal di Pra’ e Sech, ha annunciato che fornirà i tamponi gratis ai propri dipendenti per due mesi. Ma resta ovviamente il problema degli esterni, primo tra tutti gli autisti dei camion che trasportano i container. A Livorno e Gioia Tauro i lavoratori hanno chiesto tamponi gratuiti. Più rassicurante appare la situazione a Venezia, Napoli e Salerno, dove le Autorità portuali non prevedono fermi.
Sulla possibile crisi dei porti è intervenuto anche il presidente di Federlogistica, Luigi Merlo, che esordisce affermando che trattare la questione di Trieste come un problema di ordine pubblico “rappresenta un errore clamoroso”. Merlo aggiunge che “ quando si tratta di occuparsi di temi che riguardano i porti, emergono solo insipienza e superficialità. Di volta in volta assistiamo al commissariamento del ministero delle Infrastrutture: era accaduto con il ministero dei Beni Culturali sul caso Venezia, esautorando totalmente le competenze del ministero delle Infrastrutture; si ripete oggi con il ministero degli Interni che su Green Pass interviene nei porti senza conoscerli e senza avere la minima idea di come funzionino, di quali equilibri li caratterizzino, persino di quali rapporti intercorrano fra concessionari e Stato”. In conclusione, “Il ministero delle Infrastrutture dovrebbe avere un sussulto di orgoglio e svolgere la funzione che dovrebbe essere sua”.
Sul versante dell’autotrasporto, la Fiap ammonisce che “dai dati raccolti dalle imprese operanti nel settore e da diversi produttori/committenti, si stimano inefficienze e una possibile riduzione della capacità di consegna sino al 50%, derivanti dalla necessità per le imprese di dover effettuare i controlli, e/o per gli autisti privi di Green Pass di doversi sottoporre ai tamponi (al momento peraltro difficili da prenotare). Questo significa che potrebbero venire a mancare prodotti di consumo essenziali, ad esempio quelli alimentari e farmaceutici, ma anche carburanti e materie prime, necessarie al funzionamento della maggior parte delle industrie italiane”. L’associazione esprime anche il timore che “questa situazione contribuisse a creare una concorrenza sleale tra operatori/industrie che sceglieranno di operare nel rispetto della legge e altri soggetti che, invece, gestiranno i controlli in maniera più accomodante”.
L’allarme sull’autotrasporto è ribadito da Confetra, secondo cui si rischia una paralisi perché il trenta percento degli autisti italiani non avrebbe il Green Pass e l’ottanta percento di quelli stranieri che svolgono trasporti internazionali da e per l’Italia non sarebbe vaccinato. Il direttore generale Ivano Russo ha dichiarato all’Agi che in Italia “circa 900mila addetti tra autotrasportatori, corrieri e operatori di magazzino, abbiamo una media del 25-30% non munito di Green Pass. Il 30% circa degli autotrasportatori è senza il certificato verde. È chiaro che se sottrai un terzo di forza lavoro a un settore già in affanno, da un lato perché è in crescita, dall'altro perché mancano circa 5mila autisti, vai verso una decapitazione dell'attività di consegna". Per affrontare questa crisi, Confetra chiede l’introduzione dell’obbligo vaccinale e l’applicazione dei provvedimenti anche agli autotrasportatori stranieri”.
Sempre all’Agi, il presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, conferma i timori di fermo del trasporto e propone un rinvio dell’obbligo di tre mesi, tempo necessario per introdurre l’obbligo vaccinale. “Il tampone può essere utilizzato ma non si può fare un tampone ogni tre giorni. La soluzione è il vaccino per tutti entro un determinato termine”. Sull’obbligo anche agli autisti stranieri, Conftrasporto lo invoca già da alcune settimane: “In un settore fortemente internazionalizzato come questo, per gli autotrasportatori in arrivo dall'estero devono valere le regole attuali di prevenzione”.