Nel dibattito emerso ad agosto sulla carenza di autisti di veicoli industriali è intervenuta anche Cinzia Franchini, ex presidente della Fita Cna da cui è uscita per fondare la nuova associazione di autotrasportatori Ruote Libere. Franchini esordisce affermando che “l’autotrasporto non si salva aprendo a nuovi schiavi, ma offrendo una giusta remunerazione ai dipendenti e agli artigiani”. Si riferisce alla richiesta di Anita di ampliare il Decreto flussi per reclutare i conducenti tra gli immigrati.
Franchini spiega che “la mancanza di uomini e donne disposti a intraprendere la professione dell’autotrasportatore dipende principalmente dalla corsa al ribasso del costo del servizio che ha ridotto alle condizioni in cui si trova oggi un settore strategico per l'economia del Paese”. Poi precisa: “Chi lavora trascorrendo intere giornate alla guida sulle strade sempre più dissestate del nostro Paese, accettando di sottoporsi a un quotidiano percorso a ostacoli fatto di burocrazia, norme obsolete che regolamentano l'attività di lavoro, vessazioni di ogni tipo dalla mancanza di servizi ai tempi biblici per i carichi sempre più spesso senza alcun riconoscimento economico, per finire con le umiliazioni da parte del Governo mascherate da riconoscimenti di facciata in piena pandemia, merita di avere una retribuzione adeguata”.
Se si amplia la platea di persone disposte a tutto per lavorare, come potrebbero essere gli immigrati, “aggrava la piaga della illegalità e della concorrenza selvaggia e acuisce i nodi che vorrebbe sciogliere”. In tale contesto, Franchini inserisce anche alcune pratiche illegali diffuse nell’autotrasporto, tra cui “quella che vede gli autisti costretti a restituire al loro datore di lavoro parte della paga quando questa rispetta il Ccnl considerato evidentemente per qualcuno troppo oneroso”.
Ma la “criminalità imprenditoriale” è più diffusa e comprende, aggiunge Franchini, anche la “tangenti” che molti autotrasportatori “sono costretti a versare ai responsabili della logistica o ai direttori commerciali che lavorano per il committente, tramite essenziale per mantenere la commessa”. A tale proposito, porta l’esempio della campagna dei pomodori nel centro-sud Italia, dove “a fronte di una tratta per il trasporto, per esempio, dalla provincia di Latina alla provincia Foggia, pagata circa 800 euro che l'autotrasportatore deve ovviamente fatturare, chiedano indietro in nero il 6%, una percentuale alla quale si somma un ulteriore 2% se si vuole essere pagati immediatamente”. La portavoce di Ruote Libere cita anche le manomissioni al cronotachigrafo imposte agli autisti.
Perché gli autotrasportatori non si ribellano, chiede Franchini, rispondendo che “il sistema purtroppo si basa sul ricatto legato alla necessità di lavorare e sul fatto che spesso chi denuncia poi si ritrova isolato e senza lavoro. Sono queste le storture di un sistema che ormai risponde esclusivamente alla logica folle della concorrenza al ribasso, un problema che paradossalmente si immagina di risolvere importando ulteriore manodopera a basso costo, quando è evidente che la carenza di autisti è data proprio da questo contesto”.
Franchini conclude con l’auspicio che nell'incontro del 14 settembre indetto dalla viceministra del Mims (ex Trasporti) Teresa Bellanova “alla luce della sua conoscenza sindacale sul campo, possa comprendere come le risposte non possano essere legate solo allo stanziamento di nuove risorse alle associazioni per pagare corsi per la carta di qualificazione del conducente o altre patenti agli autotrasportatori. Occorre capire che quella rappresentanza che siede al Tavolo, non rappresenta il mondo reale, un mondo sfiduciato e rassegnato e che da tempo lancia un grido d'aiuto tanto concreto quanto inascoltato".