La mattina dell’8 luglio 2020 oltre cento militi della Guardia di Finanza hanno eseguito venti perquisizioni in diverse località italiane, con l’arresto di quattro persone e il sequestro di beni per 95 milioni di euro a conclusione di un’indagine su un’organizzazione che ha attuato una frode fiscale sul carburante del valore di 433 milioni di euro. Agli arresti sono finiti due imprenditori padovani e due persone abitanti nell’hinterland di Napoli, mentre altre dodici persone sono coinvolte nella frode. Per frodare una cifra così elevata, l’organizzazione ha costituito un meccanismo complesso, che comprende tredici imprese filtro e cartiere in diversi Paesi europei, intestate a prestanome.
Tramite queste società, l’organizzazione acquistava il carburante in Slovenia e lo portava in un deposito di Cologna Veneta (Verona) che appartiene ai due padovani arrestati oggi. Tramite un giro di fatture, il carburante veniva venduto a centinaia di depositi commerciali e distributori stradali situati principalmente in Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo e Campania. Gli inquirenti stimano che in tre anni, questa organizzazione abbia venduto con tale sistema 410 milioni di litri senza pagare l’Iva. Il sequestro preventivo dei beni, del valore di 95.448.973,96 euro, comprende anche decine di autocisterne cariche di carburante e il deposito veronese, oltre a immobili e disponibilità su rapporti bancari.