La Guardia di Finanza e l’Ispettorato del Lavoro hanno annunciato il 22 giugno 2023 un’indagine congiunta nei confronto di un “gruppo societario attivo nel settore del trasporto merci (nazionale ed internazionale)” – di cui non forniscono il nome – che avrebbe utilizzato in modo illecito autisti di veicoli industriali rumeni tramite l’esterovestizione societaria, ossia la creazione di società in Romania che in realtà avrebbero svolto attività in Italia. In una nota, infatti, la Finanza afferma che gli amministratori del Gruppo “avevano formalmente costituito alcune società in Romania al fine di collocare in quel Paese gli oneri fiscali e contributivi dell’attività in realtà svolta e gestita in Italia”.
L’inchiesta è nata da un accertamento fiscale inserito in una operazione più vasta sull’abuso del distacco transnazionale di lavoratori, “che nel caso specifico ha riguardato decine di autisti di veicoli industriali”. All'inchiesta hanno collaborato gli enti ispettivi di Romania, Slovacchia e Belgio, coordinati dall’European Labour Authority, che ha sede a Bratislava. Dopo i primi accessi ispettivi svolti in diversi Paesi, la Guardia di Finanza di Ravenna ha individuato “uno schema fraudolento finalizzato all’evasione fiscale e contributiva per il quale decine di lavoratori inizialmente assunti dalla società ravennate sono stati successivamente costretti a licenziarsi per poi essere riassunti, solo sulla carta, da una società rumena controllata dallo stesso gruppo imprenditoriale”.
Gli inquirenti aggiungono che “in alcuni casi, per rendere il sistema ancora più ‘opaco’ agli organi di controllo, è stato anche accertato che parte degli autisti licenziati (oltre trenta) venivano poi assunti da agenzie interinali di lavoro rumene (alcune delle quali peraltro con l’autorizzazione amministrativa alla somministrazione di personale già scaduta), prima di essere sempre fittiziamente distaccati a favore della società ravennate”. Un’indagine fiscale svolta nella società rumena utilizzata per la frode ha mostrato che “tutte le attività aziendali di direzione, organizzazione e gestione del personale venivano in realtà programmate nella sede di Ravenna e che pertanto la società estera non era altro che un’entità esterovestita al solo scopo di abbattere illegalmente il costo fiscale e contributivo dei lavoratori”.
Sarebbero interessati circa cento lavoratori assunti in Romania ma che avrebbero concordato retribuzione, ferie, riposi e altre modalità di svolgimento del lavoro direttamente con un dirigente di Ravenna “tanto che il datore di lavoro rumeno era per loro un mero schermo giuridico, che conoscevano solo come intestazione delle loro buste paga”.
Quindi, La Finanza ha ricondotto in Italia tutto il fatturato prodotto in Romania dal 2016 al 2021, pari a un volume di affari di circa 50 milioni di euro, recuperando così una tassazione di tre milioni e mezzo. I responsabili sono stati denunciati con l’accusa di aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa a danno dello Stato ed all’emissione di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti, nonché per omessa presentazione della dichiarazione dei redditi in relazione all’esterovestizione della società di diritto rumeno.