Da venerdì 12 marzo 2022 gruppi di manifestanti ucraini stanno attuando presidi sugli unici due punti di passaggio stradale tra Polonia e Bielorussia, ossia Bobrowniki e Brest, per impedire ai veicoli industriali di portare merci in Bielorussia e Russia (nella foto un'immagine della campagna che li promuove). Una situazione che sta creando code per il transito delle frontiere lunghe fino trenta chilometri e l’intervento della Polizia per permette ai camion di procedere. Nelle lunghe file ci sono anche i veicoli della Riboni, che trasportano farmaci nei due Paesi contestati. “Dall’inizio della guerra è aumentata la domanda di farmaci da Bielorussia e Russia e possiamo trasportarli perché non sono soggetti a sanzioni”, spiega Alberto Riboni.
A tre settimane dall’inizio del conflitto appaiono le conseguenze nell’autotrasporto che non riguardano solamente l’Ucraina, ma l’intera Europa orientale, fino all’Asia Centrale: “Ormai i camion dell’Europa occidentale che vanno in Russia sono pochi, sia per l’effetto delle sanzioni, sia per i lunghi tempi di percorrenza, sia perché è impossibile trovare carichi di ritorno. Infatti, se torni carico impieghi almeno quindi giorni di viaggio, mentre a vuoto ne bastano cinque o sei”.
Riboni sottolinea anche il problema degli autisti: “Ucraini e moldavi non vogliono viaggiare in Bielorussia e Russia e quindi per questi trasporti dobbiamo affidarci soprattutto agli italiani, ungheresi, polacchi e serbi. Infine le sanzioni hanno colpito anche le associazioni e i carnet Tir, quindi chi trasporta in quei Paese non può usarli”. Riboni trasporta anche verso l’Asia Centrale, una zona estranea al conflitto, ma che ne risente le conseguenze.
“Tutto il traffico da e per la Russia si è spostato a sud, lungo la rotta che passa dalla Turchia per perseguire verso la Georgia o l’Azerbaigian. Ma l’intasamento richiede parecchi giorni di attese sia per il passaggio terrestre ai confini, a causa dei controlli e delle pratiche amministrative, sia per il traghettamento, perché le navi sono inadeguate alla quantità di veicoli da trasportare. Quindi la guerra in Ucraina sta destabilizzando anche i corridoi per l’Asia centrale”.