Dopo avere bocciato la richiesta della Commissione Trasporti (Tran) di approvare le modifiche al Pacchetto Mobilità, passate nella Commissione stessa, senza attuare un un voto plenario, martedì l'Aula del Parlamento Europeo inizia la discussione del testo con l'obiettivo di votare il testo definitivo del Regolamento il 4 luglio. Poi il documento uscito dall'Europarlamento dovrà essere discusso sia con la Commissione Europea, sia con il Consiglio dei Ministri dei Trasporti dell'Unione. Già avere imposto il voto in Aula mostra l'elevato livello di conflittualità di questo Pacchetto, perché generalmente la richiesta di "mandato negoziale", ossia la votazione nella sola Commissione, viene accolta. Ma in questo caso, le modifiche proposte dalla Commissione Europea ed emendate dalla Tran hanno provocato profonde spaccature nel Parlamento, che superano quelle tra partiti e quindi la questione si deciderà all'ultimo voto.
Possiamo individuare almeno tre fronti. Uno è formato dai sindacati degli autisti, almeno quelli rappresentati nella confederazione europea ETF, che si oppongono a tutte le modifiche sui tempi di guida e di riposo, che contrastano fin dalla loro presentazione da parte della Commissione Europea. Essi ritengono penalizzanti anche le modifiche attuate dalla Tran e stanno attuando azioni di protesta e di pressione sugli eurodeputati per bocciarle in Aula. I sindacati affermano che le nuove regole aumenteranno i tempi di lavoro degli autisti e ne ridurranno il riposo, aumentando il loro sfruttamento e riducendo la sicurezza sulla strada.
Il secondo fronte, all'opposto, è formato da chi è completamente d'accordo con il testo uscito dalla Commissione Trasporti tra cui, ovviamente, chi lo ha votato nella Commissione stessa, come l'eurodeputata Isabella da Monte, relatrice ombra del testo. Intervistata da TrasportoEuropa.it, la deputata nega che le modifiche riducano i tempi di riposo degli autisti e che quello raggiunto in Commissione è il migliore compromesso tra posizioni molto distanti tra loro. Da Monte sottolinea che non si possono isolare le modifiche sui tempi di guida da quelle sul cabotaggio e, se considerate insieme, il testo impedisce il "vagabondaggio" degli autisti, imponendo ai conducenti di tornare a casa ogni tre settimane, così come ai veicoli che hanno svolto almeno un'operazione di cabotaggio. "La situazione attuale è disastrosa e ingestibile, quindi è necessario un cambiamento. Fin dall'inizio della discussione in Commissione abbiamo stabilito dei punti fermi e su questi abbiamo costruito un consenso. La posizione raggiunta è quella migliore per i lavoratori e contrasta il dumping sociale degli autisti", conclude l'eurodeputata.
Il fronte imprenditoriale non ha una posizione unanime e si divide sia per quanto riguarda la collocazione geografica, sia per la dimensione aziendale. In linea di massima, possiamo dire che le aziende dell'Est combattono soprattutto le novità sul distacco trans-nazionale degli autisti e alcune norme sui tempi di guida (come l'obbligo di tornare a casa ogni tre settimane o del cronotachigrafo sui veicoli da 2,4 a 3,5 tonnellate che svolgono autotrasporti internazionali), mentre quelle occidentali si oppongono alle modifiche sul cabotaggio terrestre. Sui tempi di guida, le imprese in linea di massima apprezzano le modifiche, perché offrono maggiore flessibilità, con un grado di consenso proporzionale alla dimensione della flotta. Questo quadro complesso rende imprevedibile il voto, che probabilmente dividerà anche i gruppi parlamentari. La risposta arriverà quindi il 4 luglio.
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