A seguito della pubblicazione trimestrale dei dati relativi alle imprese iscritte all'Albo degli autotrasportatori, è emerso che nell'ultimo anno le aziende che operano in Italia senza un camion di proprietà sono aumentate del 2%, passando da 18140 a 19204 unità. Nonostante molte imprese con filiali estere abbiano mezzi immatricolati oltreconfine e che dunque non risultano iscritti all'Albo e che molti vettori operino in sub-vezione, i dati hanno generato molte polemiche.
La questione non è nuova e, sebbene la Legge non vieti di effettuare trasporto merci in conto terzi senza possedere mezzi industriali, già nel 2021 il Comitato Centrale dell'Albo aveva iniziato una scrematura delle imprese, eliminando in primis quelle che non risultavano iscritte alla Camera di Commercio. Questo meccanismo, fortemente criticato in Italia, è in realtà uno dei punti di forza dell'autotrasporto polacco, uno dei più importanti in tutta l'Unione Europea.
Basta un rapido sguardo alle offerte di lavoro in Polonia per rendersi conto che una delle figure più richieste nel settore dei trasporti è quella dello spedytor, una parola che potrebbe essere istintivamente tradotta come spedizioniere ma che in realtà nasconde molte altre sfaccettature. In alcuni casi, quelli più semplici, lo spedytor lavora presso aziende di trasporto e si limita ad organizzare i viaggi dei mezzi di proprietà, a comunicare con autisti e a informare i clienti sui progressi che riguardano la merce in transito.
Nei casi più complessi, e decisamente più diffusi, lo spedytor lavora senza una flotta a disposizione e si propone come un vero e proprio agente in grado di acquisire clienti, ricercare nuovi fornitori, stipulare contratti, studiare e proporre soluzioni di trasporto, combinare viaggi e fornire tutta la documentazione necessaria per gestire correttamente la spedizione. Alcuni spedytor lavorano in modo del tutto autonomo come veri e propri imprenditori, altri fanno capo ad aziende specializzate nell'intermediazione mentre altri ancora svolgono un doppio ruolo di gestione di flotte di proprietà e di compra-vendita di viaggi in conto terzi.
Per capire meglio questa professione e l'importanza che riveste nell'autotrasporto polacco abbiamo chiesto aiuto a Maciej Czarnecki, che da oltre cinque anni ricopre la posizione di spedytor presso l'azienda Carga Spedycja Sp. Z.o.o con sedi a Stettino e Wągrowiec, a nord di Poznan. Gli abbiamo chiesto innanzitutto come si diventa spedytor e quali sono i margini di crescita?
Ci sono scuole ed università che insegnano la professione, ma il modo migliore per imparare è sul campo. Si può scegliere di lavorare in imprese con camion di proprietà oppure senza camion. La prima opzione è la più semplice, l'azienda fornisce una formazione adeguata, bisogna seguire procedure ben definite dal proprio responsabile ed è un lavoro stabile che può essere definito a basso rischio, quindi con salari regolari ma in generale abbastanza bassi.
Senza camion è tutta un'altra storia. Il primo giorno di lavoro lo spedytor riceve solamente un computer e un telefono, nessuna formazione, nessun cliente e nessun fornitore. Bisogna creare un business da zero e in questa situazione la gestione del trasporto è la parte più semplice e conclusiva del lavoro. Le doti relazionali e comunicative sono molto importanti, così come la tenacia e la motivazione. Si è però soggetti alle fluttuazioni del mercato e in alcuni periodi è difficile trovare i volumi, serve molta forza di volontà.
Quanto guadagna in media uno spedytor?
Lavorando con mezzi industriali di proprietà i salari sono più bassi e rientrano nella media polacca. Uno spedytor alla prima esperienza guadagna tra i 700 e gli 800 euro, mentre una persona più esperta può arrivare a 1.400-1.500 euro. Senza una flotta a disposizione, invece, non ci sono limiti. La paga base è molto bassa e la retribuzione dipende dai volumi di vendita, dai bonus e dai benefit concordati con il datore di lavoro e ovviamente dagli errori commessi, che vanno a discapito del guadagno. Conosco persone che non arrivano a fine mese e altre che riescono a guadagnare anche cinque o seimila euro netti al mese. In media, comunque, uno stipendio credibile è intorno ai duemila euro.
Com'è la giornata tipo di uno spedytor?
Non c'è un orario specifico da rispettare, non è necessario stare otto ore in ufficio ed è possibile lavorare da qualsiasi posto si voglia. Non si tratta di semplice smart working, uno spedytor può essere produttivo lavorando da qualsiasi posto, l'importante è che i suoi risultati siano positivi. Per lui parlano i numeri, il fatturato, non le ore trascorse in ufficio. L'anno scorso ho anche valutato la possibilità di trasferirmi qualche mese in Italia, sul lago di Garda, lavorando da remoto.
Quali sono le attività che quotidianamente portano via più tempo?
Sicuramente le telefonate, che assorbono indicativamente il 70% delle ore di lavoro. Siamo costantemente in contatto con i trasportatori e con i clienti, per poter dare feedback immediati. La comunicazione è importante, più si è chiari e veloci e più si produce. Il restante 30% del tempo è utilizzato per la gestione dei documenti, la fatturazione, le ricerche di mercato, l'approccio a potenziali clienti o le trattative per un nuovo traffico.
In Italia, nell'ultimo anno, è aumentato il numero di imprese di trasporto che in realtà offrono solo intermediazione. Perché un potenziale cliente dovrebbe contattare uno spedytor piuttosto che un autotrasportatore?
Succede anche in Polonia. Molte imprese hanno ridotto o addirittura azzerato il numero di camion e continuano ad operare come intermediari. Come spedytor possiamo offrire molte più soluzioni di trasporto rispetto un vettore stradale. Abbiamo contatti per gestire molte linee, nuove tratte e abbiamo la conoscenza per poterlo fare al meglio. Spesso gli autotrasportatori devono gestire troppe attività per poter pianificare al meglio la spedizione. Devono tenere monitorate le ore di guida, le ore di riposo, la manutenzione regolare e straordinaria dei camion, la burocrazia, le soste dei mezzi. Non siamo in concorrenza con i vettori, anzi offriamo loro supporto. Troviamo merci per ottimizzare i loro mezzi, studiamo le migliori combinazioni di trasporto e prepariamo il piano di carico in modo che l'autista possa viaggiare in sicurezza. E' una cooperazione win-win, vincente ed utile ad entrambi.
Quali sono le differenze tra uno spedytor in Polonia e uno spedizioniere o un freight forwarder in Italia?
Credo che il ruolo sia simile ma l'approccio è totalmente diverso. Non voglio elogiare i colleghi del mio Paese, ma hanno più voglia di fare, sono proattivi e sono spesso disponibili dopo il lavoro, proprio perché non esiste un vero orario d'ufficio. Personalmente sono abituato a rispondere ai clienti o ai fornitori anche la sera o il sabato, mentre in Italia dopo le 17.00 è quasi impossibile ottenere risposte. In questo modo, i problemi devono essere posticipati al giorno dopo e nel frattempo i costi aumentano.
Un altro aspetto negativo è che gli italiani difficilmente rispondono al telefono. Spesso incontriamo impiegati che non parlano inglese per cui preferiscono la comunicazione via email, in modo da usare traduttori online o chiedere aiuto a qualche collega, ma anche così hanno tempi di risposta troppo lunghi. La prima email in cui segnaliamo una difficoltà sul trasporto viene ignorata di default, è lo standard, sperano che sia un falso allarme o che il tutto venga risolto senza il loro intervento. In Polonia invece abbiamo tempi di reazione più rapidi e, in generale, abbiamo una maggior attitudine al problem solving. Parlando di potenziali clienti, invece, quando un'azienda italiana non è interessata ad una collaborazione, semplicemente ignora le nostre richieste. In Polonia questo non succede, le imprese possono ovviamente rispondere negativamente ma si ha sempre un riscontro. Credo che questo sia dovuto a motivi culturali.
Parlando invece di autisti, qual è il paese in cui c'è più rispetto verso la categoria?
Da questo punto di vista, la Polonia è sicuramente il posto peggiore. Aspettare per ore ed ore è una cosa normale, succede quotidianamente. In molti casi l'autista è abbandonato a se stesso, non riceve nessuna informazione e le aziende non vogliono nemmeno pagare per le ore di sosta. Il paese con più rispetto probabilmente è la Germania, mentre direi che l'Italia si colloca a metà strada. Anche qui ci sono molte attese ma se non altro vengono riconosciute e ricompensate.
L'autotrasporto polacco gestisce circa un terzo di tutti i trasporti internazionali in Europa . In che modo gli autisti contribuiscono a questo risultato?
Gli autisti polacchi parlano molte lingue o, quantomeno, hanno una conoscenza di base delle lingue dei paesi in cui lavorano, Provano a migliorarsi costantemente e imparare i vocaboli di base è un aiuto fondamentale nel mondo dei trasporti, riescono sempre a farsi capire e in questo modo semplificano il lavoro dei colleghi in ufficio. Cercano sempre di risolvere i problemi in modo autonomo, hanno una libertà che forse manca in altri paesi e spesso sono dei veri e propri impiegati fuori sede. Aiutano a compilare i documenti correttamente, a pianificare e disporre correttamente il carico e sono sempre di supporto.
Quanto guadagna mediamente un autista polacco?
Dipende dal settore in cui operano gli autisti e dallo stile di vita che cercano. Lavorando su trasporti locali, un autista guadagna in media 1.500 euro, ma può tornare a casa ogni sera. Un conducente internazionale, invece, rientra a casa ogni due-tre settimane ma il suo salario può arrivare anche a 2.700-3.000 euro al mese.
La carenza di autisti è nota da tempo e molte aziende cercano personale all'estero o addirittura in altri continenti. Qual è la tua idea in merito?
In Polonia oggi la carenza di autisti si sente meno. Fino a uno o due anni fa i trasportatori mi chiedevano continuamente viaggi e servizi perché avevano i mezzi fermi in parcheggio. Oggi molte imprese hanno ridotto la propria flotta e lavorano con un numero ridotto di camion, alcune addirittura operano solo come intermediari dato il continuo aumento dei costi operativi. Per quanto riguarda gli autisti stranieri, il loro apporto non è paragonabile a quello di un autista polacco o comunque con esperienza. Spesso hanno acquisito la patente di guida da poco, per cui non hanno esperienza sul campo. Non parlano il polacco e spesso nemmeno l'inglese, per cui le barriere linguistiche si fanno sentire.
Si dice che le aziende siano disposte a sobbarcarsi i costi di formazione ai nuovi conducenti, ma ci sono molti esempi in cui questi costi sono poi stati detratti dagli stipendi. Qual è la situazione reale?
Le imprese serie rispettano i patti e pagano per i corsi di guida, le licenze e i permessi. Ci sono poi casi di aziende fraudolente che si comportano in modo scorretto.
Il Pacchetto Mobilità aveva tra i suoi obiettivi quello di migliorare il tenore di vita dei conducenti. Sta funzionando?
Il Pacchetto non è stato di nessun aiuto in nessun senso. Ha solamente contribuito ad aumentare i costi per l'autotrasporto, sommandosi ad altri regolamenti o altri aumenti che non fanno altro che rendere i vettori polacchi meno concorrenziali. Sono state introdotte molte certificazioni, come la Gmp per i mangimi, che non richiedono nessun cambiamento all'azienda, nessuna miglioria ma solamente di versare il corrispettivo richiesto. L'azienda per cui lavoro, Carga Spedycja, ha anche aderito ad una petizione contro al Pacchetto Mobilità lanciata nel 2018 dal Tlp (Transport Logistyka Polska), l'associazione che riunisce i datori di lavoro nel settore dei trasporti su strada. La petizione metteva in guardia sulle difficoltà burocratiche e sui pericoli di incorrere in illeciti, ma purtroppo il Pacchetto è poi entrato in vigore. Non porta a nessun beneficio per gli autisti, perché non era questo il suo scopo. Il vero scopo era quello di livellare i costi dei trasporti in tutta l'Unione, per rendere le imprese tedesche e francesi più concorrenziali. Non a caso, il Pacchetto non è altro che una rivisitazione della Loi Macron francese o della MiLog tedesca.
Che cosa consiglieresti a chi desidera intraprendere la professione di spedytor?
Prima di buttarsi in questo mondo, bisogna essere certi di avere le giuste motivazioni e la giusta energia. Bisogna abituarsi all'idea di essere trattati come un'azienda ed essere pronti a superare momenti difficili. Studiare è utile ma quello che serve veramente è l'esperienza sul campo.
Per concludere questa intervista, cosa vorresti dire ad un potenziale cliente?
Nessun trasporto è impossibile quando si hanno le conoscenze per portarlo a termine. Provare per credere.
Marco Martinelli