Dopo la scoperta dei focolai di Covid-19 in Lombardia e Veneto si è diffusa la diffidenza degli autisti stranieri verso l’Italia e diverse aziende di autotrasporto europee hanno dovuto dichiarare esplicitamente che non servono le aree isolate. Ma neppure questo sembra bastare, perché alcune notizie di cronaca mostrano il rifiuto di camionisti di caricare e scaricare anche in località che non risultano a rischio. Questo atteggiamento pare diffuso soprattutto tra gli autisti dell’Est, che sono quelli che frequentano maggiormente le strade italiane, i quali temono di essere posti in isolamento quando rientrano nel loro Stato.
Per esempio, il ministero della Salute rumeno ha emanato disposizioni per le persone che provengono dalle aree italiane interessate dalla Covid-19, disposizione che interessa anche gli autisti di veicoli industriali. Gli autisti che hanno svolto viaggi nei focolai che sono stati isolati sono posti in quarantena in spazi appositi per quattordici giorni, anche se non mostrano sintomi di malattia, mentre quelli che hanno viaggiato in aree ritenute a rischio (il cui elenco è aggiornato sul sito del ministero della Salute) devono mettersi in auto-isolamento con i loro conviventi, sempre per quattordici giorni. Sarebbero considerate a rischio alcune zone della Lombardia e del Veneto poste fuori da quelle isolate.
Accanto a comprensibili misure di precauzione le cronache italiane riportano casi di vera psicosi, come quella riferita dall’agenzia Ansa il 4 marzo 2020, che riporta una dichiarazione del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, secondo cui un camion tedesco che stava trasportando un carico di attrezzature per una scuola della città friulana sarebbe rimasto fermo lungo l’autostrada del Brennero al confine con l’Italia, prima del confine italiano, perché l’autista ha avuto paura di contrarre il virus o comunque di essere posto in isolamento al suo ritorno in Germania. Un'altra segnalazione viene dal mercato ortofrutticolo di Padova (Maap), il cui vice presidente Giancarlo Daniele ha dichiarato che alcuni autisti rumeni hanno rifiutato di operare nel mercato perché poi temono di essere posti in isolamento quando rientrano in Romania.
Ma non solo gli autisti sono coinvolti dalla psicosi del coronavirus. Nei giorni scorsi sono emersi casi di merci italiane rifiutate all’estero per il timore di contaminazione. Alcuni Paesi starebbero chiedendo una sorta di certificazione antivirus, che non esiste formalmente, per le spedizioni provenienti dall’Italia. Siccome le merci non hanno tale documento, sono bloccate alle frontiere. Questi casi hanno spinto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a chiedere ad ai Paesi interessati di rimuovere i blocchi, che sono “inaccettabili”.