Il 21 aprile, il segretario nazionale di Trasportounito, Maurizio Longo, ha annunciato che dalla prossima settimana l’associazione promuoverà “azioni di protesta” sulle strade per rilanciare la richiesta d’interventi urgenti del Governo a fronte di una grave crisi, che si manifesta in primo luogo come mancanza di liquidità. Questa dichiarazione è stata trasformata da alcuni giornali e altre fonti associative in una proclamazione di fermo (parola che non è contenuta nelle dichiarazioni di Trasportounito), provocando anche la dissociazione della Confetra, cui Trasportounito aderisce.
Per chiarire la posizione dell’associazione degli autotrasportatori, TrasportoEuropa ha interpellato direttamente Longo, che risponde: “Non abbiamo mai parlato di fermo dei servizi, perché non ci sono né le condizioni, né la volontà di farlo. La nostra intenzione è far sentire la voce della categoria, senza limitare in alcun modo l’operatività delle imprese. È indispensabile lanciare un segnale perché la categoria sta vivendo un forte disagio e bisogna renderlo visibile e chiedere risposte urgenti dal Governo. Invece, questa manifestazione di dissenso è stata interpretata da qualcuno come la calata dei barbari”.
Se si fermeranno i camion non sarà quindi per la proclamazione di una serrata, quanto per mancanza di risorse? “Molte imprese moriranno di crediti, perché numerosi committenti stanno ritardando i pagamenti più di quanto accadeva prima dell’emergenza. Ogni camion che fattura 10mila euro al mese ne paga subito 9000 di costi vari, quindi basta un ritardo nel pagamento del trasporto di tre mesi per accumulare un’esposizione di 27mila euro a veicolo. Somma che cresce con l’aumentare del ritardo nei pagamenti. È indispensabile quindi recuperare presto i crediti”.
Per affrontare la mancanza di liquidità di tutte le imprese, il Governo ha creato un apposito provvedimento che dovrebbe stanziare risorse e distribuirle rapidamente tramite le banche. Gli autotrasportatori non ne beneficiano? “Le imprese di autotrasporto, soprattutto quelle piccole e medie, stanno incontrando molte difficoltà con le banche, che già da prima dell’emergenza non apprezzavano il loro codice Ateco. Abbiamo diverse segnalazioni di banche che creano ostacoli per somme superiori a 25mila euro, ma anche entro questo limite le banche creano escamotage. Per esempio, un autotrasportatore che ha chiesto 25mila euro ha potuto utilizzarne solo 5000, perché con gli altri 20mila la banca ha coperto un fido già esistente. In pratica, ha scaricato il rischio del castelletto allo Stato. Il punto è che il provvedimento dello Stato lascia troppi margini di discrezione alle banche”.
Ci sono altri modi per sostenere gli autotrasportatori? “Premetto che ben prima di questa emergenza avevamo chiesto d’istituire un fondo di rotazione per anticipare all’autotrasporto i pagamenti ritardati della committenza, cosa che non è avvenuta. Un primo provvedimento, che si può attuare in tempi brevi, è erogare agli autotrasportatori le risorse già stanziate, come gli incentivi e i contributi relativi agli anni passati. Poi bisognerebbe evitare richieste assurde, come quella dell’Autorità di Regolazione del Trasporto, che nonostante l’emergenza continua a chiedere il pagamento del contributo annuale agli autotrasportatori. Poi ci sono numerosi provvedimenti normativi a costo zero che faciliterebbero l’attività delle imprese”.
Chiediamo infine a Longo se c’è stato un chiarimento fra Trasportounito e la confederazione cui aderisce, la Confetra, che dopo l’annuncio della protesta si era dissociata dalla forma e dal contenuto: “Alcuni organi di stampa hanno interpretato la nostra manifestazione di dissenso come un’azione di forza e addirittura come un fermo, causando una reazione della confederazione. Poi ci siamo chiariti e ora non ci sono problemi. Non vogliamo contrapporci a nessun’altra associazione, ma è vero che l'autotrasporto sta affrontando problemi e pressioni diverse da quelli di altre categorie. Il vero nodo è che ci sono problemi cui non è fornita un’adeguata risposta”.