Aggiornamento: il 12 maggio 2023 la Corte di Appello dell'Aquila ha assolto tutti gli imputati
La causa penale che coinvolge due titolari e sette dipendenti della Di Nino Trasporti non è terminata con il "non luogo a procedere" stabilito nel luglio 2014 dal Tribunale di Sulmona, perché la procura della città abruzzese ha in seguito presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, che ha rimandato il fascicolo al giudice dell'udienza preliminare. Quest'ultimo ha deciso di rinviare a giudizio nove persone, ossia i vertici e alcuni responsabili della logistica dell'azienda.
La vicenda è iniziata nell'aprile del 2014, dopo che alcuni autisti della Di Nino Trasporti accusarono l'azienda, dopo essere stati licenziati, di sfruttamento, che sarebbe stato attuato anche con la manomissione dei cronotachigrafi dei camion. Dopo la denuncia, la Polizia Stradale di Pratola Peligna ha avviato un'indagine, che avrebbe rilevato l'applicazione di calamite su alcuni cronotachigrafi. Al termine dell'inchiesta, i responsabili e alcuni dipendenti dell'azienda sono stato denunciati per estorsione, falso e truffa ai danni dello Stato, favoreggiamento personale e voto di scambio (riguardo alle elezioni provinciali del 2010). Cinque autisti sono stato denunciati per favoreggiamento personale.
Il primo processo è avvenuto già nel 2014 con una decisione positiva per gli imputati: infatti, il 10 luglio di quell'anno il Tribunale di Sulmona ha dichiarato il non luogo a procedere per tutti perché il fatto non sussiste. Ma la Procura ha impugnato questa decisione alla Corte di Cassazione, che nel marzo del 2015 ha annullato la sentenza del Tribunale di Sulmona. Il 10 marzo, il Gup ha deciso di rinviare a giudizio tutti gli imputati e la prima udienza del processo è prevista per il 4 ottobre 2016.
Dopo questa decisione, l'azienda di autotrasporto ha diffuso un comunicato che ribadisce la sua innocenza: "Siamo già stati riconosciuti innocenti una prima volta e siamo certi che continueremo a provare la nostra totale estraneità alle infamanti accuse mosse da personaggi il cui valore morale e la cui condotta anche penale è discutibile e degna di essere stigmatizzata".
Secondo l'azienda, gli autisti che hanno sporto denuncia sono "stati animati da un unico spirito di rivalsa per essere stati tutti licenziati e per aver perso sia in primo che in secondo grado le vertenze di lavoro", scrive la Di Nino nella nota. "E non solo, trattasi di personaggi tra i quali molti sono noti alla giustizia penale; tanto per citarne alcuni esempi, uno di questi accusatori, è stato condannato dal Tribunale di Modena non meno di due mesi fa per essersi appropriato del carburante di proprietà della nostra società vendendolo a estranei di nazionalità estera. Per un altro, già condannato per sfruttamento della prostituzione, pende dinanzi al Tribunale di Sulmona un processo per calunnia per averci falsamente accusato di fatti mai accaduti; ed uno è stato rinviato a giudizio per averci minacciato. Questi alcuni dei profili dei nostri accusatori".
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