Il 13 marzo 2020 - a meno di una settimana dalle restrizioni imposte dal Governo sulla vita, sul lavoro e sulla circolazione degli italiani – appaiono le prime crepe al sistema che sta approvvigionando le industrie che ancora lavorano e soprattutto la distribuzione di beni di prima necessità. Un segnale arriva dall’associazione dell’autotrasporto Trasportounito, secondo cui già ora un veicolo industriale pesante su quattro è fermo in piazzale, aumentando il rischio di un serio rallentamento tecnico del trasporto stradale.
Le cause di questa situazione sono diverse e a volte si sommano: molti conducenti si rifiutano di eseguire i servizi sia per timore dei contagi, sia per la scarsa disponibilità dei necessari servizi di base per i conducenti, come il divieto di accesso agli autotrasportatori a servizi igienici e centri di ristorazione; porti e centri di carico/scarico sono ormai inaccessibili, con i mezzi costretti a sostare per ore e quindi a subire condizioni economiche insostenibili; i transiti ai confini (Austria, Slovenia) si sono trasformati in incubi; in molti casi il mezzo è fermo con merce a bordo perché non gli è stato consentito lo scarico, a causa di scioperi improvvisi o per mancanza di dispositivi di protezione; le revisioni ai mezzi pesanti sono state annullate e rinviate, e quindi migliaia di mezzi sono fuori gioco.
Secondo l’associazione, l’impennata della tensione nell’autotrasporto italiano sta portando un numero crescente di lavoratori e aziende a sospendere a tempo indeterminato l’attività. “Di qui il rischio di un fermo tecnico che bloccherebbe l’intera catena logistica e distributiva del Paese, non certo per colpa o responsabilità dell’autotrasporto”, afferma il segretario nazionale di Trasportounito Maurizio Longo.