Le cronache degli ultimi mesi mostrano che stanno aumentando le rilevazioni da parte delle Polizie Stradali, soprattutto dei Paesi del Centro-Nord Europa, di veicoli industriali che montano sistemi elettronici in grado d'impedire il consumo di additivo AdBlue senza ridurre le prestazioni del motore. È una frode difficile da rilevare e che ha sanzioni completamente diverse nei vari Paesi comunitari, dove alcuni prevedono multe molto elevate e anche denunce e altri sanzioni più modeste. L'Italia è partita in ritardo, ma pare che stia lentamente migliorando. Lo mostrano le prime cronache relative alla campagna straordinaria di controlli su strada Tispol Truck & Bus svolta a livello europeo dal 14 al 20 ottobre 2019.
Sui risultati mancano ancora statistiche ufficiali, ma dalle cronache locali emergono casi interessanti, tra cui spicca quello di Novara, dove la Polizia Stradale ha scoperto in una settimana otto veicoli industriali col sistema anti-inquinamento manomesso tramite centraline elettroniche. Ricordiamo che i veicoli con motori Euro IV, Euro V ed Euro VI e sistema Scr (ossia la maggior parte dei modelli in circolazione) che non usano l'AdBlue inquinano come gli Euro Zero e che per questo motivo l'Unione Europea impone che se il motore non riceve l'additivo le sue prestazioni calano fino a una velocità massima di 30 km/h. Nei controlli svolti sull'autostrada A4, gli agenti hanno cercato le manomissioni nei camion, trovandole in otto.
Un altro caso è stato scoperto dalla Polstrada di Siena il 23 ottobre su un camion che non solamente aveva una centralina che impediva l'afflusso di AdBlue, ma anche una effrazione del sigillo del sensore di movimento. Il camion è intestato a un'azienda della provincia di Benevento, di cui la Polstrada non ha comunicato il nome, che aveva caricato rifiuti in Lazio e li stava trasportando in Veneto. La pattuglia lo ha fermato sulla superstrada Siena-Bettole e ha portato il veicolo in officina per accertamenti. Oltre alla sanzione pecuniaria e al fermo del camion, la Polizia ha ritirato la patente all'autista.
La sanzione pecuniaria italiana per questa infrazione è ancora relativamente bassa (da 500 a 2000 euro) e tutto sommato conveniente per l'impresa che trucca i motori, perché il risparmio su l'AdBlue nelle lunghe percorrenze è significativo e la probabilità di essere scoperti ancora relativamente bassa. Il danno maggiore viene dal fermo del veicolo, che per poter tornare a circolare deve ripristinare il camion alle condizioni originali e sottoporsi una revisione presso la Motorizzazione. Oltre che aumentare l'inquinamento, le imprese che attuano questa frode attuano anche una concorrenza sleale nei confronti degli autotrasportatori, perché il risparmio nell'acquisto dell'additivo contente loro di ridurre le richieste economiche ai committenti.
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