Il presidente Emmanuel Macron prepara l'offensiva europea sul distacco internazionale dei lavoratori, che riguarda da vicino anche l'autotrasporto e in autunno intende proporre modifiche alla normativa comunitaria. Secondo alcune anticipazioni, infatti, proporrà nuove regole per gli autisti dei veicoli industriali, facendo pagare alle imprese il salario minimo e i contributi sociali direttamente nei Paesi dove lavorano. Inoltre, egli intende limitare la durata del distacco internazionale a dodici mesi ogni due anni e contrastare il fenomeno delle finte società all'estero nate solo per "esportare" i lavoratori.
Macron ha svolto alla fine di agosto un viaggio in alcuni Paesi dell'Europa centrale e orientale, ma non è stato accolto in Polonia, il Paese che guida il fronte contrario ai provvedimenti presi in occidente per contrastare il dumping sociale degli autisti, come l'imposizione del salario minimo e il divieto del riposo lungo settimanale in cabina. La prima ministra polacca Beata Szydlo ha accusato Macron di essere "arrogante e inesperto", annunciando barricate contro ogni riforma del distacco.
Negli ultimi mesi, Polonia e Ungheria hanno consolidato un blocco di opposizione, accusando la Francia (ma anche la Germania e il Belgio) di voler attuare politiche protezioniste con il pretesto del dumping sociale. Toni meno drastici provengono da Bulgaria e Slovacchia, mentre in Romania le associazioni degli autotrasportatori protestano contro Macron.
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