Da quando l'Opec, l'organizzazione dei principali Paesi esportato di petrolio, ha deciso di non ridurre l'attività estrattiva, evitando quindi di sostenere il prezzo internazionale del barile, quest'ultimo è precipitato. La decisione è condizionata dall'Arabia Saudita, che con i suoi dieci milioni di barili al giorno produce un terzo dell'intera quota Opec.
La scelta degli arabi appare più politica che economica: causando la riduzione del prezzo del barile, danneggia l'Iran, la Russia e gli Stati Uniti (che grazie alla tecnica fraking sono oggi i maggiori produttori di petrolio al mondo, che però usano per il consumo interno). Da parte sua, l'Arabia Saudita può affrontare un prezzo così basso, sia per le enormi quantità esportate, sia per il costo di estrazione molto ridotto (pari a circa sei dollari al barile).
In Italia, il prezzo alla pompa dei carburanti ha toccato il valore più basso degli ultimi tre anni: le rilevazioni del ministero dello Sviluppo Economico sull'ultima settimana mostrano un prezzo medio alla pompa del gasolio di 1,506 euro, mentre la benzina scende sotto la soglia di 1,6 euro al litro (1,596 euro). Il minor costo del carburante porta benefici anche al trasporto aereo e a quello marittimo. La Iata ritiene che la riduzione di tale voce di costo aumenterà i profitti delle compagnie aeree già quest'anno e potrà favorire un'ulteriore ripesa nel 2015.
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