Il 31 luglio 2023 le associazioni dell’autotrasporto hanno incontrato alcuni dirigenti del ministero dei Trasporti per discutere la bozza del Decreto legislativo che attuerà in Italia le nuove disposizioni comunitarie sull’accesso alla professione di autotrasportatore merci. In concreto, questa norma riscriverà le regole per aprire una nuova impresa di trasporto stradale. Secondo Assotir, il testo illustrato alle associazioni presenta “alcuni miglioramenti”, ma contiene tre questioni “essenziali” che “non colgono le esigenze del settore”.
Questi tre punti riguardano la possibilità di accedere con qualsiasi categoria ambientale di veicoli, anche Euro zero, l’equiparazione delle Reti d’impresa ai consorzi e alle cooperative e il requisito di stabilimento. Tre questioni che per Assotir trascendono l'aspetto tecnico per diventare politiche, chiedendo quindi un intervento diretto del ministro Matteo Salvini. Sui veicoli, la posizione delle associazioni dell’autotrasporto è nota e chiede come requisito almeno un veicolo di categoria Euro VI.
Sulla equiparazione delle Reti d’impresa ai consorzi e alle cooperative, Assotir afferma che è accettabile “solo nel caso di realtà giuridiche autonome, cioè le Reti-Soggetto (escludendo le Reti-Contratto)”. Ma la questione ritenuta più importante dall’associazione è quella del requisito di stabilimento, che include la limitazione della sub-vezione prevista dal regolamento EU 1055/2020.
Assotir spiega che a tale proposito “la norma europea è chiara e stabilisce che l’attività di un’impresa di autotrasporto deve essere ‘proporzionata’ al numero dei veicoli e degli addetti della stessa, consentendo l’affidamento in sub-vezione solo di una parte residuale delle sue attività. Si tratta di una grandissima opportunità per mettere ordine in un sistema, in cui è considerato normale fare l’autotrasportatore ‘senza avere camion’, guadagnando sui sub-vettori, compensati, a loro volta, con un po’ di assistenzialismo di Stato”.
Il nodo sta nel fatto che il Regolamento comunitario non fornisce dei valori, ma demanda la quantificazione del limite alle singole legislazioni nazionali. Assotir non precisa che cosa preveda la bozza ministeriale, ma evidentemente non ritiene soddisfacente la soluzione illustrata il 31 luglio. L’associazione però sottolinea il diverso atteggiamento da parte delle varie associazioni, che hanno “ruoli di mercato differenti, se non opposti”, afferma il segretario generale Claudio Donati.
Egli precisa che “la stragrande maggioranza sono (secondi) vettori e un piccolissimo numero (i primi vettori) sono, di fatto, committenti che danno in sub-vezione cifre enormi di trasporto (molti dei 45 miliardi di euro l’anno, fatturati dall’autotrasporto), dando vita ad un’attività imprenditoriale basata essenzialmente sull’intermediazione”. Un fenomeno che nell’ultimo decennio “ha assunto dimensioni patologiche”. Quindi questo Decreto è “l’occasione di mettere una regola”.
Dalle parole di Donati emerge una divisione all’interno della rappresentanza dell’autotrasporto, anche se il segretario di Assotir non cita le sigle. Egli afferma che “se sono del tutto comprensibili reazioni preoccupate da parte di chi rappresenta gli interessi dei ‘primi vettori’ (meraviglierebbe il contrario), più difficile da comprendere, almeno per il sottoscritto, è la calma piatta di chi rappresenta, tendenzialmente, i ‘secondi (e, spesso, anche i terzi) vettori’, che risultano, oggettivamente, i più interessati, mentre i loro rappresentanti sembrano avere occhi solo per i bonus di Stato”.
Per saperne di più sul Decreto e sull'atteggiamento delle diverse associazioni della categoria bisogna quindi aspettare la fine delle vacanze estive. A settembre, infatti, riprenderanno le riunioni sul Decreto, per arrivare a una sua completa definizione. Allora le sigle scopriranno le loro carte e soprattutto si vedrà come il ministro avrà affrontato questo spinoso percorso, che non riguarda solo la rappresentanza degli autotrasportatori ma indirettamente (seppure in modo importante) anche quella della committenza.