Il 21 marzo 2022 il fermo dell’autotrasporto autoconvocato dalla Plataforma en Defensa del Sector del Transporte, fuori dalle associazioni tradizionali, ha raggiunto l’ottavo giorno consecutivo e gli organizzatori affermano che continuerà “finché non saremo ascoltati e non otterremo soluzioni”. Nella nota di oggi, il comitato condanna “il trattamento che ci viene riservato dall'Amministrazione e dalle Autorità, ci trattano come criminali e cercano di aggirare tutti i nostri diritti di cittadini e lavoratori”.
A febbraio il Governo ha raggiunto un accordo con le principali associazioni dell’autotrasporto che concede l’adeguamento obbligatorio delle tariffe al prezzo del gasolio, oltre ad altri provvedimenti, ma ciò non basta al comitato organizzatore, che chiede altre misure, come vietare servizi sotto una certa tariffa minima, il termine massimo di pagamento in trenta giorni e il divieto del subappalto oltre il primo livello.
Ma anche le associazioni tradizionali stanno agitandosi, minacciando di unirsi all’azione autonoma se il Governo non prenderà nuove misure contro l’aumento dei carburanti, come una riduzione dell’accisa di almeno 15 centesimi al litro per quattro mesi e un contributo per ogni camion, replicando quanto concesso dal Governo francese.
Il fermo di questi giorni sta danneggiando diversi settori industriali, soprattutto quello alimentare, e sta creando problemi di approvvigionamento in alcuni supermercati di prodotti freschi. Si stima che l’industria agroalimentare abbia perso almeno 600 milioni di euro. Intanto il Governo programma incontri con le associazioni tradizionali, ignorando la Plataforma en Defensa del Sector del Transporte.