La società ha sede in Romania, dove i costi degli autisti e l'imposizione fiscale sono notevolmente più bassi che in Italia, ma secondo la Finanza svolgeva abitualmente trasporti in Italia ed era gestita solamente da cittadini italiani. Per questi motivi, gli inquirenti ritengono sia un caso di "esterovestizione", quindi un sistema per evadere le imposte in Italia. La Finanza ha valutato che questo sistema abbia permesso all'impresa di autotrasporto di omettere la dichiarazione in Italia di ricavi pari a sette milioni di euro, con un evasione della sola Iva di 2,7 milioni. Una somma così elevata comporta una denuncia nei confronti dell'amministratore dell'impresa (di cui non viene fornito il nome) per omessa dichiarazione, finalizzata all'evasione delle imposte sui redditi e dell'Iva e il sequestro di beni e valori fino a una somma equivalente alle imposte evase. Inoltre, il caso viene segnalato ad altri enti competenti, come Inps o Inail, per eventuali contestazioni sui contributi previdenziali degli autisti e sul pagamento dei premi assicurativi.
Il Tenente Colonnello della Guardia di Finanza di Piacenza, Luca Elidoro, spiega che con il termine "esterovestizione" si definisce una pratica attraverso cui società di fatto residenti nel territorio nazionale, dichiarano fittiziamente di avere la sede all'estero per poter usufruire di un regime fiscale e, nel caso specifico, anche previdenziale, molto più vantaggiosi. È una pratica diversa dall'apertura di una filiale all'estero, perché nel caso dell'esterovestizione formalmente la sede è all'estero, mentre le strutture, i veicoli e gli autisti, così come i responsabili e dirigenti, gravitano in Italia. Per scoprire questi casi è necessaria un'attività d'indagine approfondita, che non riguarda solo la documentazione aziendale, ma anche controlli sui movimenti dei veicoli svolti come, per esempio, l'analisi dei Telepass e dei cronotachigrafi.
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