È lunga la lista dei reati contestati dalla Procura di Piacenza a un autotrasportatore di Piacenza – di cui non è stato precisato il nome – cui il 12 dicembre 2023 la Polizia ha sequestrato beni per dodici milioni di euro.
Già condannato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e ritenuto socialmente pericoloso a causa della commissione di reati tributari, fallimentari, reati in materia di falsificazione di mezzi di pagamento, e favoreggiamento dell’immigrazione e della prostituzione, l’indagato è accusato di avere favorito l’immigrazione illegale di stranieri, che poi sfruttava nella sua impresa di autotrasporto e alloggiava in condizioni fatiscenti. Inoltre, l’uomo avrebbe attuato un’evasione fiscale tramite un giro di fatture false.
Tra i beni sequestrati, ci sono quattordici società, 110 veicoli, 32 immobili e numerosi rapporti finanziati. L’impresa ha sede nel piacentino e opera in diverse province italiane (Milano, Pavia, Cremona, Catania, Messina e Trapani) e all’estero (Bulgaria e Svezia). Le indagini della Polizia hanno svelato un sistema d’immigrazione e sfruttamento dedicato soprattutto a brasiliani, moldavi e turchi.
Queste persone entravano in Italia tramite una “dichiarazione d’invito” che dovevano pagare 500 euro. Giunti in Italia, erano portati nella sede dell'impresa di autotrasporto, dove pagavano altri 500 euro per ottenere i documenti falsi per l’assunzione come autisti. Al termine della procedura, ogni pratica costava agli immigrati tra 2.000 e 2.500 euro.
Gli inquirenti scrivono in una nota che “le modalità di assunzione erano palesemente contrastanti con le norme contrattuali di lavoro”, poiché “i lavoratori fornivano le loro prestazioni in condizioni assolutamente degradanti, poiché l'imprenditore aveva adottato politiche di lavoro inumane, facendo leva sul loro stato di bisogno”. Si parla di turni di lavoro senza periodi di riposo giornaliero e settimanale e una vita in “in condizioni igienico-sanitarie precarie”.
Infatti, l’imprenditore forniva loro anche una sorta di alloggio, ma non gratuito: gli autisti riposavano in baracche e container, se non nella cabina del camion parcheggiato nel piazzale dell’azienda, dovendo pure pagare cento euro al mese.
L'autotrasportatore è anche accusato di frode fiscale, perché dal 2008 al 2015 ha partecipato con le sue società a un sistema di fatture false per operazioni inesistenti, dall’importo complessivo di 200 milioni di euro, usate per ottenere crediti Iva fittizi. Queste fatture erano emesse da società “cartiere” a società “filtro”, che poi emettevano false fatture ai beneficiari della frode.
Gli inquirenti ritengono che l’indagato abbia usato i proventi dello sfruttamento degli autisti e della frode per avviare attività imprenditoriali nell’autotrasporto, nella logistica, nei servizi alle imprese, nella ristorazione, degli spettacoli erotici, dell’allevamento e nel mercato immobiliare.