Il 15 marzo 2024 la Guardia di Finanza di Pisa ha eseguito il sequestro preventivo di beni per 6,6 milioni di euro a due società con sedi nelle provincie di Milano e a Vecchiano (Pisa) e a quattro persone che hanno incarichi dirigenziali nella seconda impresa, nell’ambito di un’indagine per frode fiscale e somministrazione illecita di manodopera, che vede otto indagati. Alla base c’è il consueto meccanismo di produzione di fatture per operazioni inesistenti per “falsi contratti di appalto e subappalto che in realtà dissimulavano una vera e propria somministrazione illecita di manodopera”, come spiegano gli inquirenti in una nota. Le frode sarebbe avvenuta dal 2016 al 2020.
Durante l’indagine, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pisa hanno esaminato i contratti di appalto firmati dalla società toscana, che opera nell’autotrasporto delle merci, con un un corriere globale internazionale, che riguardano la fornitura di servizi di distribuzione e facchinaggio. La società pisana, ottenuto l’incarico ha poi subappaltato i servizi ad un ulteriore soggetto economico, perché non aveva una propria organizzazione di personale e alcun veicolo.
La nota precisa che “ricostruendo la filiera della manodopera è stato rilevato, anche alla luce delle dichiarazioni dei lavoratori interessati, che gli oltre trecento rapporti di lavoro con il corriere globale internazionale sono stati schermati dalla società pisana; quest’ultima, infatti, a sua volta si è avvalsa di una cooperativa, con sede in Pistoia, all’uopo costituita con la prerogativa di assumere solo formalmente il personale già impiegato presso alcune filiali del committente, con le mansioni di trasporto e facchinaggio”.
Non solo. L’indagine ha dimostrato l’ingerenza del corriere sul personale assunto dal sub-appaltatore “non lasciando alcuna discrezionalità gestionale del personale alla cooperativa, la quale aveva il solo compito di curarne la parte amministrativa e la tenuta della contabilità”. I Finanzieri ritengono che questo meccanismo abbia permesso un’evasione dell’Iva per oltre 6,6 milioni, ossia la cifra sequestrata in modo preventivo. Le due società sono state altresì segnalate per violazione al Decreto Legislativo numero 231/01, in materia di Responsabilità Amministrativa degli Enti.