La seconda protesta di Grafenhausen, iniziata il 19 luglio 2023 sull’autostrada tedesca A5, sembrava destinata a risolversi velocemente grazie al pagamento degli stipendi arretrati ai trenta autisti inizialmente fermi nell’area di sosta. Lukasz Mazur, Il proprietario di Agmaz, l’ormai nota azienda polacca, aveva gestito personalmente le trattative, liquidando a uno a uno gli importi richiesti tanto che diversi conducenti, una volta ricevuto l’accredito, avevano riconsegnato le chiavi dei propri mezzi o erano ripartiti per terminare i le consegne pianificate.
La situazione si è poi arenata quando, a distanza di pochi giorni, Mazur ha interrotto le trattative ed i pagamenti sono stati nuovamente bloccati. Il passaparola tra gli autisti è stato rapido ed in poco tempo oltre 130 conducenti, sia dipendenti che ex dipendenti del Gruppo, si sono radunati in una nuova protesta. Oltre agli stipendi arretrati, chiedono a gran voce che i loro diritti siano rispettati e che i regolamenti dettati dal Pacchetto Mobilità vengano applicati. Molti di loro, infatti, non rientrano alla base da mesi e vivono nei camion, costretti a rinunciare a qualsiasi tutela.
A rendere ancora più tesa l’atmosfera è stata inoltre la notizia che Mazur avrebbe denunciato i conducenti per estorsione ed altri non meglio identificati reati, come dichiarato da un portavoce del Pubblico Ministero di Darmstadt, nel vano tentativo di trasformare le vittime in carnefici. Mentre le autorità tengono sotto controllo la protesta, sempre svolta in modo pacifico, Edwin Atema del sindacato Fnv e l'associazione Faire Mobilitat sono accorsi sul posto, supportando gli autisti nelle trattative e fornendo loro aiuti e viveri.
Anche i portavoce della Federazione europea dei lavoratori (Etf) e della Federazione Sindacale Diplomatica globale (Itf) hanno espresso preoccupazione sugli avvenimenti in corso, invocando l’intervento delle Autorità e dichiarando che l’attuale modello di business per il trasporto sta perpetuando violazioni dei diritti umani e dei lavoratori. Itf ed Etf da tempo conducono una campagna congiunta per porre fine allo sfruttamento di cittadini di Paesi terzi all’interno dell’Unione Europea, che devono spesso affrontare condizioni discriminatorie, negazione dei diritti fondamentali e retribuzioni al di sotto dei minimi salariali. I due sindacati, inoltre, lavorano a stretto contatto con la Road Transport Due Diligence Foundation, l’organizzazione che verifica le violazioni delle regole in materia di lavoro e diritti umani nel trasporto su strada in Europa.
La protesta di Grafenhausen, dunque, ha assunto nuovamente un’importanza mediatica internazionale al punto che un ricercatore dell’Università di Maastricht nei Paesi Bassi, Giulio Benedetti, ha studiato la nascita e l’evolversi dello sciopero. Secondo Benedetti, la chiave del successo della prima protesta e il rapido sviluppo della seconda sono dovuti all’organizzazione dei conducenti georgiani, che avevano già partecipato a iniziative simili nel loro Paese d’origine e che hanno scelto lo sciopero come strategia per affrontare il datore di lavoro. I georgiani avrebbero avviato i primi contatti con i sindacati europei, forti delle loro esperienze precedenti, ed avrebbero motivato gli altri conducenti ad affrontare insieme la battaglia.
Dopo aver trascorso diversi giorni nell’area di sosta, lo studioso ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Ho assistito a diversi momenti in cui i conducenti che protestavano erano in disaccordo ma spesso ripetevano, in modo quasi rituale, che erano tutti uniti tra loro. Le strette di mano erano spesso accompagnate dalla parola di origine slava" vmeste", che significa insieme, ed il livello di fiducia era alto, anche tra persone che non si conoscevano prima dello sciopero”.
Marco Martinelli