Nonostante il susseguirsi di voci sulla sospensione della protesta al confine polacco-ucraino, la riapertura dei valichi si è rivelata temporanea e i trasportatori polacchi hanno bloccato nuovamente la circolazione al confine con l'Ucraina. A causare l'ultimo blocco sarebbe stato, secondo i media polacchi, il mancato rispetto da parte degli ucraini degli accordi alla base della tregua stipulata nel periodo natalizio.
Nei colloqui tra le parti, il valico di Dołhobyczów era stato infatti riservato al transito di mezzi con targa polacca ma diversi camion di Kiev sono stati sorpresi in quel tratto di strada. Gli accordi prevedevano anche un passaggio agevolato per i veicoli vuoti ma questa condizione è stata annullata data la mancanza di garanzie sull'effettiva assenza di merce e l'impossibilità di controllare i documenti prima della dogana.
I polacchi chiedevano anche una chiara dichiarazione dell'Ucraina per impegnarsi a non inviare all'Unione Europea nessuna richiesta di prolungare i permessi a vantaggio dei propri vettori, tuttavia tale richiesta non sarebbe ancora stata evasa. Nelle scorse settimane, la protesta era stata anche vietata dal sindaco di Dorohusk, comune polacco a pochi chilometri dal confine, e risolta grazie all'intervento delle forze dell'ordine dopo alcuni scontri con i manifestanti.
Anche in questo caso la tregua è durata solo pochi giorni e, dopo la sentenza del Tribunale di Lublino che ha annullato l'istanza emanata del sindaco, la circolazione è stata interrotta di nuovo subito dopo il Natale ed è tuttora impossibile valicare i confini velocemente. Secondo gli ultimi comunicati stampa rilasciati dalla Polizia della Podkarpacie, la Regione polacca che confina a sud-est con l'Ucraina, il primo gennaio la colonna di camion in attesa al valico di Medyka ha raggiunto i 92 chilometri, estendendosi fino al comune di Rzeszów e coinvolgendo oltre 1.200 veicoli industriali mentre negli ultimi giorni del 2023 sono stati segnalati 115 chilometri di colonna e 1.400 camion coinvolti.
Molti autisti sono rimasti in attesa per oltre cento ore, mentre al valico di Korczowa i veicoli bloccati erano circa 500. L'unica frontiera che presenta una circolazione regolare è quella di Krościenko, da cui possono però transitare solo automezzi con peso inferiore alle 7,5 tonnellate. Negli ultimi giorni la visibilità è stata anche condizionata da due gravi incidenti che, stando alle dichiarazioni di fonti locali, sarebbero da attribuire alla stessa colonna di mezzi fermi all'interno della carreggiata.
Il confine sud-orientale non è però l'unica area interessata da proteste contro i vettori ucraini. 130 camion appartenenti a oltre 50 aziende stanno infatti protestando nella Pomerania occidentale, in particolar modo a Stettino, coordinati dall'associazione dei trasportatori della Regione che da molte settimane ha segnalato al governo la difficile situazione del mercato.
Due giorni prima di Natale, i camion hanno paralizzato il traffico nel centro della città, con l'obiettivo di raggiungere il palazzo della regione e consegnare una petizione in difesa del settore. Dariusz Matulewicz, presidente dell'associazione e tra i promotori del movimento, ha chiarito che le ragioni della protesta si sono accumulate per diversi anni e che il governo attuale sta ignorando la situazione esattamente come il governo precedente.
In un comunicato, Matulewicz ha puntualizzato che la situazione della maggioranza dei trasportatori è molto delicata e che molti lamentano un importante calo del numero degli ordini che sarebbe causato, in primo luogo, dalla concorrenza sleale degli imprenditori ucraini. La protesta è stata sostenuta anche dalle associazioni degli agricoltori che nelle ultime settimane sono state spesso al fianco dei trasportatori.
Nonostante settimane di protesta, tutte le associazioni coinvolte convengono tuttavia sulla necessità di una rapida soluzione e trapela ottimismo sulle possibilità di trovare un accordo che gioverebbe sia alla Polonia che all'Ucraina.
Marco Martinelli