I Finanzieri di Bologna e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma hanno arrestato tre persone accusate di appartenere alla cosca della 'Ndrangheta di Iamonte, situata Melito Porto Salvo. Una delle tre persone è in carcere, mentre le altre due sono ai domiciliari perché indagati per il reato d'intestazione fittizia dei beni con l'aggravante di agevolare attività mafiose. Questa operazione nasce da un'indagine sull'infiltrazione mafiosa nell'economia emiliana e pone al centro l'uomo condotto in carcere, di origini calabresi ma residente a Zola Predosa, che dall'inizio degli anni Duemila opera in Emilia nel settore dell'autotrasporto. Secondo alcuni collaboratori di giustizia, l'imprenditore avrebbe tenuto "intensi rapporti personali e di affari con soggetti di primo piano della criminalità organizzata calabrese".
L'inchiesta ha comportato accertamenti bancari e patrimoniali, intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno documentato il ricorso sistematico a prestanome per intestare in modo fittizio diverse società, con lo scopo di mascherare l'origine del patrimonio ed eludere sequestri. Questi prestanome, tra cui suoi familiari, avrebbero gestito negli ultimi anni ingenti risorse economiche, usate anche per acquistare imprese di trasporto. Secondo gli inquirenti, una parte rilevante di tali risorse deriverebbe da "versamenti operati da soggetti di origine calabrese residenti in Lombardia interni o comunque contigui alla cosiddetta Locale di Ndrangheta di Desio, struttura criminale collegata alla cosca Iamonte .... e nell'interesse dei quali ha evidentemente operato" l'indagato.
Oltre ai tre arresti, l'operazione Nebbia Calabra ha prodotto perquisizioni svolte da cento militi della Guardia di Finanza e il sequestro preventivo di beni per circa otto milioni e mezzo di euro. In questi controlli, i Finanzieri hanno trovato anche una pistola con matricola abrasa. Tra i beni sequestrati c'è anche un grande magazzino per attività di logistica.
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