È stato un lavoro d'indagine lungo e sistematico, condotto per ben tre anni dalla Polizia Stradale di Piacenza, che ha portato il procuratore di Piacenza, Roberto Fontana, a ricostruire un quadro preoccupante, dove quattro aziende di autotrasporto (di cui gli inquirenti non precisano il nome) riconducibili agli stessi tre titolari hanno costretto gli autisti non solo a superare i tempi di guida senza rispettare quelli di riposo, ma anche a manomettere i cronotachigrafi con una calamita e persino a disinserire il limitatore di velocità. Lo scopo era viaggiare il più possibile e secondo gli inquirenti gli autisti guidavano fino a diciassette ore senza rispettare il riposo di Legge, anche fino alla velocità di 110 km/h.
L'indagine è iniziata con le denunce, avvenute in tempi diversi, presentate da quattro autisti delle aziende coinvolte, che hanno dichiarato di avere subito minacce di non ricevere lo stipendio o addirittura di essere licenziati se non attuavano questa attività illegali. "Queste violazioni sono state imposte ai dipendenti, quasi tutti immigrati dall'Est o dal Marocco facendo leva su una oggettiva condizione economica", spiega il procuratore Fontana.
I viaggi incriminati avvenivano soprattutto tra Piacenza e La Spezia e tra Piacenza e Genova, il che fa pensare che le aziende operino nel trasporto di container. Gli inquirenti ritengono che questo sistema sia stato sistematicamente applicato, causando anche concorrenza sleale nei confronti delle altre aziende di autotrasporto perché permetteva di chiedere ai committenti tariffe più basse.
Dopo le denunce, gli agenti della Polstrada hanno cercato riscontri inserendo dei rilevatori Gps sui veicoli industriali delle aziende, così da poter controllare a distanza itinerari, chilometraggi e tempi di guida, che non corrispondevano a quelli segnati sui cronotachigrafi. Al termine dell'inchiesta, la Procura ha denunciato i tre titolari delle aziende per estorsione e rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
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