Diventa sempre più tortuoso il percorso che le imprese di autotrasporto devono compiere per ottenere il credito d’imposta del 28% sugli acquisti di gasolio, nell’ambito dello stanziamento di 496,495 milioni di euro fatto per affrontare l’impennata del prezzo del gasolio. Il Decreto che ha stanziato il fondo data il 17 maggio 2022, ma è rimasto congelato quasi due mesi per ottenere l’approvazione della Commissione Europea, arrivata formalmente il 12 luglio. Poi altri giorni di stallo e il 29 luglio il ministero Mims (ex Trasporti) ha annunciato che il direttore generale per l’Autotrasporto, Vito Di Santo, ha firmato il Decreto direttoriale che stabilisce come sarà erogato il credito d’imposta. Quindi finalmente gli autotrasportatori possono applicare subito il credito d’imposta? No, perché devono presentare la richiesta su una piattaforma telematica che il ministero deve rendere pubblica (e si spera qualcuno stia già preparando).
Vediamo più da vicino i contenuti del Decreto numero 324 del 29 luglio 2022. Per prima cosa determina i destinatari, che sono le imprese di autotrasporto in conto terzi iscritte regolarmente all’Albo e al Ren con sede o stabile organizzazione in Italia che usano veicoli industriali aventi massa complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate, mossi da motori diesel di categoria Euro V o superiore. Il testo non precisa se anche i veicoli ibridi diesel-elettrici possano beneficiare del contributo. In teoria la risposta dovrebbe essere positiva, perché hanno comunque un motore diesel, ma sarebbe utile un chiarimento. Le imprese non devono essere sottoposte a sanzioni adottate dall’UE.
Chi ha diritto al beneficio otterrà un credito d’imposta del 28% sulla spesa sostenuta nel primo trimestre del 2022 per l’acquisito di gasolio usato sui veicoli diesel Euro V ed Euro VI. Tale percentuale è calcolata al netto dell’Iva e sulle somme provate da fattura. Ricordiamo che la Commissione Europea ha stabilito che ogni impresa non può ottenere una cifra complessiva superiore a 400mila euro. Il Decreto precisa che il contributo è cumulabile con altre agevolazioni che “abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione che tale cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive, non porti al superamento del costo sostenuto”.
Il credito d’imposta non si può ottenere semplicemente con un codice sul Modello F24, ma l’impresa deve presentare domanda tramite una piattaforma telematica dedicata, che deve essere realizzata dall’Agenzia delle Dogane e che si potrà usare solo entro trenta giorni dalla sua apertura (la cui data verrà comunicata in seguito dal ministero). La domanda deve essere compilata usando i modelli allegati al Decreto del 29 luglio. La piattaforma avrà due distinte aree: una per inserire la domanda e l’altra per consultare il suo stato.
Se una domanda viene respinta, si può reinserirla, ma chi lo fa finisce in fondo alla lista cronologica, perdendo così il vantaggio temporale acquisito. Quindi bisogna stare molto attenti nella compilazione della domanda a inserire tutti i dati in modo corretto, altrimenti si rischia di perdere il contributo. In particolare, bisogna inserire i dati relativi alle fatture d’acquisto (anche se essendo elettroniche, l’Agenzia delle Entrate li ha già) e le targhe dei veicoli che hanno diritto al beneficio. Da quanto emerge dal Decreto, basterà sbagliare un numero e bisognerà reinserire la domanda e finendo così in fondo alla lista.
Se e quando l’Agenzia delle Dogane comunicherà che la domanda è stata accolta dovrebbe fornire un codice da inserire nel Modello F24 da usare per ottenere il credito d’imposta. Il beneficio dovrà essere ottenuto entro il 31 dicembre 2022. Per comprendere la tortuosità del meccanismo, ecco il percorso dei dati forniti con la richiesta: la piattaforma dell’Agenzia delle Dogane li trasmette al ministero Mims, che a sua volta li invia alla Consap per la verifica; quest'ultima redige un elenco delle imprese che hanno diritto al contributo e lo invia al ministero, che a suo volta lo manda all’Agenzia delle Dogane “con modalità telematiche definite d’intesa” (non sappiamo se già definite). Al termine, l’Agenzia delle Dogane invia al ministero l’elenco delle imprese che hanno ottenuto il credito d’imposta, con il relativo importo.
Questo delirio burocratico richiede alcune considerazioni, che mettono in evidenza l’inadeguatezza di una intera classe politica e la decrepitezza di un apparato amministrativo che riesce a usare la digitalizzazione per complicare ulteriormente la vita ai cittadini e alle imprese (e non solo in questo caso). La prima riguarda i tempi di attuazione. L’emergenza gasolio è iniziata a marzo, come conseguenza della guerra in Ucraina, il Decreto per affrontarla data maggio e quello per determinare le modalità per usare i contributi è stato firmato alla fine di luglio (quando gli organici delle imprese, soprattutto quelli amministrativi sono ridotti per le ferie).
E manca ancora la piattaforma telematica per presentare le domande, senza avere un’idea di quando sarà pronta: all’inizio di agosto, il 16 agosto, a settembre? Mistero. Tenendo conto che resterà aperta per soli 30 giorni, significa che gli autotrasportatori dovranno mantenersi informati quotidianamente da oggi in poi. Si spera almeno che le associazioni di categoria (che hanno voluto questo provvedimento e sembrano accettare le sue modalità di applicazione, almeno nella maggior parte dei casi) non chiudano gli uffici e i loro siti web ad agosto, almeno per quest’anno.
La seconda questione riguarda la domanda, che prevede l’inserimento di numerosi dati, con probabilità di errore. Dati che d’altronde sono quasi tutti già presenti nei database della pubblica amministrazione. Qualcuno, prima o poi, dovrà spiegare ai burocrati che digitalizzare significa anche incrociare automaticamente dati presenti in diversi database. Farli reinserire manualmente significa sprecare ore di lavoro e aumentare la possibilità di errori. Digitalizzare è qualcosa in più che fare al computer le stesse cose che si fanno con la carta. Inoltre, più una procedura è complessa e più penalizza le piccole imprese, che non hanno le risorse per affrontarla.
C’è poi la questione del click day, una modalità che ha già mostrato grossi limiti operativi in altri contesti, tra cui spicca l’intasamento nelle prime ore dall’apertura. È anche un sistema discriminatorio perché, lo ripetiamo, fornisce il contributo solo alle imprese che lo hanno correttamente richiesto prima che finiscano i contributi. E i primi sono quelli che hanno la possibilità di restare costantemente connessi, sia per sapere quando inizia il click day, sia per avventarsi a immettere le domande.
E chi resterà escluso? Sarà cornuto e mazziato, perché non otterrà né il consueto sconto sulle accise (sospeso durante tutto il periodo in cui è applicata la riduzione generalizzata delle accise sui carburanti), né questo contributo. A questi si aggiungono quelli che il contributo non lo possono comunque usare, o possono farlo solo in modo parziale, perché non hanno i veicoli idonei. Stiamo parlando di migliaia di autotrasportatori che difficilmente accetteranno passivamente questa situazione. Insomma, questo provvedimento rischia d’innestare proteste che, questa volta, difficilmente le associazioni del settore riuscirebbero a contenere. Tutto ciò in una fase di deflazione e di duro scontro politico per le elezioni.
Michele Latorre