Il meccanismo era relativamente semplice e per un certo periodo di tempo ha funzionato: vendere nei distributori stradali gasolio agevolato per la pesca. Ovviamente bisogna farlo in un modo apparentemente lecito e di questo si occupava una società di commercio di carburanti con sede a Bologna, finita sotto la lente della Procura e della Guardia di Finanza dopo un’analisi del rischio svolta attraverso incroci d’informazioni e riscontri bancari.
L’indagine ha svelato che intorno a questa società gravitavano altre imprese, sempre con sede nella provincia di Bologna, che svolgevano il commercio di prodotti petroliferi, però in modo abusivo, perché non avevano depositi o posizioni fiscali ai fini doganali. Inoltre proseguendo nell’inchiesta, i Finanzieri hanno scoperto una rete di altre società distribuite sul territorio nazionale che formavano la filiera fino alla vendita al dettaglio. Il tutto senza pagare le accise e l’Iva.
In particolare, gli inquirenti hanno scoperto che la società bolognese al vertice della frode, che aveva la sede formale in complesso di uffici, “ha sistematicamente sfruttato la licenza di esercizio di un distributore di gasolio situato nella provincia di Barletta-Andria-Trani, tanto da diventare il vero e proprio cardine dello strutturato disegno illecito”, spiega una nota della Finanza.
Per farlo, l’azienda bolognese usava il suo stato di “destinatario registrato” (che identifica gli operatori a ricevere prodotti non ancora sottoposti ad accisa in “regime di sospensione”) per acquistare 15 milioni di litri di gasolio – per un valore di nove milioni di euro – che formalmente erano destinati alla motopesca, e quindi con agevolazioni fiscali che consistono nell’esenzione da imposte. Poi questo gasolio era venduto per scopi diversi al netto delle accise e dell’Iva.
La distribuzione del gasolio avveniva con autocisterne di autotrasportatori complici che formalmente avrebbero dovuto scaricarlo al distribuzione pugliese per rifornire i pescherecci, che però di fatto era inattivo. In realtà i camion si dirigevano verso altri distributori stradali, che lo acquistavano a un euro in meno al litro rispetto al prezzo di mercato. Questi distributori sono stati individuati sia tracciando le autocisterne tramite l’ingresso e uscita dalla rete autostradale, sia tramite accertamenti bancari. I loro titolari sono accusati di ricettazione.
L’indagine è terminata con l’arresto ai domiciliari dell’amministratore della società bolognese – cui sono stati sequestrati beni per cinque milioni e 300mila euro – e con la denuncia, a vario titolo, di 112 persone per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di accise e tributari, tra i quali l’omessa presentazione di dichiarazioni fiscali, riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.