Lunedì 14 marzo 2022 il prezzo del petrolio ha mostrato una lieve discesa rispetto ai giorni precedenti, attentandosi intorno ai 103 dollari al barile, mentre il gas naturale mostra un calo ancora più accentuato, con i future che sul mercato di Amsterdam sono scesi del 17,2%, ossia 114,5 euro al mWh contro i 131 euro del 12 marzo. Eppure, sempre lo stesso giorno il prezzo del gasolio alla pompa ha continuato ad aumentare, con una media di 2,3 euro al litro nella modalità servito e di 2,2 euro in quella self. Con questi valori, il prezzo alla pompa ha superato quello delle benzina, nonostante le maggiori accise di quest’ultima. Confcommercio stima che gli aumenti delle ultime settimane portino extra costi all’autotrasporto per 21 miliardi di euro.
Sul prezzo del gasolio molti si domandano perché sia superiore a quello di periodi precedenti che avevano circa lo stesso prezzo del barile di greggio e a quello della benzina. Ciò dipende da due fattori. Uno è la speculazione, che approfitta anche della guerra in Ucraina per spingere in alto i prezzi di prodotto già acquistato a valori più bassi. Il fattore speculativo è stato ammesso anche dal ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, che il 14 marzo ha affermato che “l’aumento del prezzo di benzina e diesel è una colossale truffa”. Il ministro non ha però detto che cosa intende fare il Governo per colpire gli speculatori.
Il secondo fattore è la carenza di gasolio, che non è necessariamente legata alla carenza di petrolio, ma dipende dalla domanda, dalla capacità di raffinazione e dalle scorte. Il punto critico riguarda queste ultime, che sono piuttosto basse a livello globale. In Europa sono dell’otto percento sotto la media quinquennale pre-pandemica, secondo Euroilstock, l'organismo che compila i dati di inventario per conto dell'Unione Europea. Siamo al livello più basso dal 2008.
Bisogna tenere conto che il gasolio è usato da diverse attività: autotrasporto, parte delle autovetture, agricoltura, pesca e industria, mentre la benzina è usata solo da una parte delle autovetture. La ripresa dopo la fase d’emergenza della pandemia di Covid-19 ha causato un forte aumento della domanda di gasolio, mentre le raffinerie avevano ridotto l’attività per la minore domanda causata dalla pandemia stessa. Così si è attinto alle scorte.
L’invasione russa dell’Ucraina ha peggiorato la situazione, perché le sanzioni stanno colpendo anche il carburante proveniente dalla Russia e stanno ostacolando la ricostruzione delle scorte. La Russia ha fornito nel 2021 il 58% del gasolio consumato in Europa, secondo una valutazione di Vortexa. Per esempio, tra febbraio e marzo BP e Shell hanno sospeso le vendite spot di gasolio in Germania per timore di carenza di forniture. Questa situazione sta creando un circolo vizioso, perché chi può si accaparra gasolio per scorta o speculazione, riducendo ulteriormente le quantità in commercio.
Carenze di gasolio, reali o potenziali, si stanno registrando in diversi Paesi europei e anche in Italia dall’inizio di gennaio i fornitori del prodotto extrarete per l’autotrasporto hanno razionato le consegne. Le raffinerie hanno ancora margini per aumentare la produzione, ma il rischio è che se lo faranno aumenteranno la domanda di petrolio greggio, spostando quindi la carenza (e aumentando il prezzo) su questo fronte. Gli analisti ritengono che ciò avverrà tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Pare insomma che questa crisi non terminerà in tempi rapidi.