Nel giro di poche ore, Eni ha iniziato la distribuzione in Italia sia del biodiesel Hvolution, prodotto usando l’olio vegetale idrotrattato, sia del biometano prodotto da effluenti zootecnici, matrici agricole e biomasse residuali del territorio. Nella prima fase, il biodiesel è disponibile in cinquanta stazioni di servizio Eni Live Station, numero che salirà a 150 entro la fine di marzo (i punti vendita si trovano sul sito enistation.com). Questo carburante è prodotto integralmente con scarti e residui vegetali od oli provenienti da colture non adatte all’uso alimentare.
In realtà questo non è un totale esordio del biodiesel Hvo, perché dal 2016 Eni lo usa come additivo al 15% nel gasolio Diesel+. Ma ora la società energetica lo vende in forma pura, dopo averlo sperimentato in diverse applicazioni. Si può usare anche sui veicoli industriali, a condizione che siano compatibili. Hvolution acquisisce scarti e rifiuti anche dall’estero e sta sviluppando agri-hub in Kenya, Mozambico e Congo e lo lavora nelle bioraffinerie di Gela e Marghera.
Nello stesso tempo, Eni Sustainable Mobility ha iniziato la distribuzione – tramite la controllata Enibioch4in – di biometano tramite la rete distributiva di AcegasApsAmga (Gruppo Hera). Questo combustibile è prodotto nell’impianto Enibioch4in "Quadruvium" a Codroipo (Udine), attivo dal 2009 per il biogas destinato alla produzione di energia elettrica, che ora è disponibile anche per l’autotrazione. La sua capacità produttiva sarà aumentata fino a 499 smc/ora di biometano.