Nonostante sia la principale fonte energetica tra quelle rinnovabili, con oltre il 40% dell’energia verde prodotta tramite gli impianti presenti su tutto il territorio, il futuro del settore idroelettrico è ancora da scrivere. Sono tanti i punti di domanda che accompagnano un settore fortemente radicato nel nostro Paese, terzo in Europa per capacità installata (22,4 GW) dietro Norvegia e Francia, ma da cui in futuro ci si aspetta una crescita importante per poter sostituire nel corso del tempo le altre fonti energetiche tradizionali.
Parlando della situazione dei 4600 impianti operativi, occorre innanzitutto fare una distinzione tra quelli a serbatoio o bacino (circa 400) e quelli che sfruttano la tecnologia ad acqua fluente (oltre 4000). I primi sono quelli che contribuiscono a buona parte della produzione nazionale, ma allo stesso tempo risultano difficili da costruire, mentre gli impianti attivi sono piuttosto datati, essendo in attività da diversi decenni. Per quanto riguarda gli altri impianti (di taglia più piccola) bisogna sottolineare che per quanto utili a livello locale, risultano spesso ininfluenti a livello nazionale.
Da questo punto di vista non aiuta il difficile iter che regola il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione degli impianti, problema che colpisce anche gli altri settori come l’eolico e il fotovoltaico. A tale proposito si è fatto sentire, nei confronti del Governo, anche il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, secondo cui l’Esecutivo deve “smettere di lavorare dando priorità alla diversificazione dei Paesi da cui acquistare il gas fossile e climalterante e concentrarsi invece sulla semplificazione dell’iter autorizzativo e sulla certezza delle regole”. Un programma simile a quello europeo Repower EU.
Un altro problema che sta emergendo è legato alla siccità che ha colpito il nostro Paese, in particolare il centro-nord. Oltre ad aver ridotto la produzione idroelettrica (già calata nel corso dell’inverno), ha portato gli agricoltori a richiedere un aiuto agli operatori del settore, che in alcune regioni come Lombardia e Piemonte è stato immediatamente accolto, aprendo gli invasi e fornendo così l’acqua necessaria per salvare il settore agricolo. Ciò ha però portato al calo e in alcuni casi addirittura al fermo dell’attività energetica.
Si è invece risolto il tema delle concessioni idroelettriche tramite il Decreto Concorrenza, approvato il 30 maggio 2022. Alla fine, si è deciso di far slittare di un anno, fino al 31 dicembre 2023, il termine entro il quale le procedure di assegnazione devono essere avviate dalla Regione. Nel caso di concessioni che hanno un termine di scadenza precedente il 31 dicembre 2024, le Regioni possono prorogare a favore dell’attuale o ex concessionario fino a tre anni oltre la data di entrata in vigore della Legge.
Matteo Pignagnoli