Riprendono i lavori infrastrutturali allo scalo ferroviario di Brescia. Il 20 dicembre 2022 si era chiusa la conferenza dei servizi dove il progetto di potenziamento e adeguamento funzionale del terminal bresciano era stato approvato all’unanimità da tutti gli enti coinvolti. Poco dopo, il gestore della rete Rfi ha lanciato la gara per un primo pacchetto di interventi del valore di trenta milioni di euro, finanziati anche con i fondi del Pnrr. I lavori sono stati quindi assegnati a luglio 2023 e ora si arriva alla fase esecutiva.
Il nuovo scalo non ha avuto una gestazione facilissima, e l’iter del progetto non è stato semplice, soprattutto per il suo impatto nel tessuto urbano. La storica Piccola Velocità, infatti, si trova praticamente all’interno della città, tra via Dalmazia e via Orzinuovi, quasi a ridosso del centro storico. Da più parti era stata chiesta una sua delocalizzazione esterna in modo da poter contare su una maggiore disponibilità di spazi e soprattutto disporre di migliori collegamenti con il sistema autostradale e tangenziale locale in vista dello sviluppo dell’intermodalità ferro/gomma.
Per ovviare a questi limiti il progetto redatto da Rfi prevede anche alcune opere accessorie, concordate con il Comune di Brescia e appaltabili in assegnazione diretta nell’ambito della stessa gara principale, ma con oneri aggiuntivi che superano i dieci milioni di euro: l’accesso allo scalo con scavalco e una nuova viabilità a est della tangenziale insieme a una complanare a ovest della tangenziale stessa con l’adeguamento dello svincolo di accesso alla nuova viabilità da via Orzinuovi.
Il progetto di Rfi, che completa lavori già eseguiti in occasione dell’interconnessione bresciana con la linea AV da Milano, punta a incrementare la capacità dell’infrastruttura. In particolare, è prevista la realizzazione di tre nuovi binari e un’asta di manovra lunghi 750 metri secondo il modulo standard europeo e l’adeguamento di alcuni binari esistenti.
Sulla carta lo scalo attuale è una struttura tutt’altro che di second’ordine, perché può contare su una disponibilità di quasi venti binari di varie tipologie, ma il fascio, anche dopo gli ultimi interventi di potenziamento, è costituito da moduli che non superano i 610 metri (ma si scende anche a 290 metri), dimensioni non più adeguate alla richiesta attuale. Lo scalo è collegato lato Milano sia alla linea ferroviaria storica sia alla linea AV, mentre verso Verona può sfruttare anche le diramazioni per Cremona e Parma.
Il potenziamento dello scalo è anche funzionale all’insediamento del terminal intermodale di TerAlp, la società partecipata dal Gruppo Fs e dalla svizzera Hupac. Quest’ultimo, oltre alle varie aste di manovra e stazionamento, potrà contare su otto binari a modulo 750 metri. Sono previsti cinque binari per il trasbordo delle unità di carico, più altrettante corsie di sosta temporanea per container e casse mobili poste a fianco dei primi, mentre altri tre binari serviranno da supporto. La movimentazione delle unità avverrà con tre gru a portale, la principale delle quali è quella che servirà i cinque binari operativi.
Piermario Curti Sacchi